Roma, 16 gen. - "Sì alle Case della Salute purchè non sostituiscano l'attività degli studi di assistenza primaria (medico di famiglia) o della continuità assistenziale (ex guardia medica)". Lo dice Paolo Marotta, vicesegretario Smi(Sindacato dei Medici Italiani) - Lazio, in occasione del primo tavolo tecnico incentrato sull'istituzione delle Case della Salute, che si è svolto ieri presso la sede della Regione Lazio.
"Le strutture sanitarie in questione, che nascono per decongestionare il massiccio afflusso nei pronto soccorso regionali- infatti- dovrebbero essere finanziate, però, sottraendo ai medici di famiglia le indennità che percepiscono per collaboratori, mantenimento delle strutture e informatizzazione".
Secondo Paolo Marotta, "l'esperienza degli ambulatori Med (strutture di medicina generale di quartiere), dovrebbe aver insegnato qualcosa. I risultati ottenuti, non di particolare rilievo, sono stati raggiunti grazie all'abnegazione di piccoli gruppi di medici giovani e motivati e non da grandi gruppi indistinti di medici di medicina generale. In quest'ottica, non è accettabile parlare solo delle indennità dei medici di famiglia che non possono essere assolutamente toccate".
Questo perché- spiega ancora il Sindacalista- "l'eventuale taglio costringerebbe i circa 4.824 medici laziali a chiudere il proprio studio medico, facendo gradualmente confluire i pazienti direttamente presso le nuove strutture, previste in ogni municipio romano. Fenomeno che andrebbe, di fatto, a modificare tutto l'assetto dell'assistenza territoriale, con un netto peggioramento della qualità del servizio al cittadino".
"Le Case della Salute rappresentano un valore aggiunto nel momento in cui garantiscono un ulteriore sostegno all'assistenza sanitaria territoriale, favorendo un supporto ai pronto soccorso ospedalieri- conclude Marotta- nonché una valida opportunità di lavoro per i giovani medici precari, non un subdolo smantellamento della medicina generale".
(Cds/ Dire)