Roma, 16 gen. - "Fare chiarezza al più presto, per il bene dei malati e per la stessa professione medica". L'Ordine dei medici di Brescia interviene sul caso Stamina con una nota ufficiale, ribadendo che "l'Ordine per primo ha sollevato a livello nazionale i nodi deontologici connessi al caso Stamina, licenziando nel giugno 2013 un documento ufficiale che poneva l'accento sulla libertà e l'indipendenza della professione come diritto inalienabile del medico", ricorda la vicepresidente dell'Ordine bresciano, Luisa Antonini.
Il documento poneva con forza la questione dell'autonomia della professione medica davanti a pronunce della magistratura, che impongono al clinico di eseguire una determinata prestazione (nello specifico l'infusione con cellule staminali mesenchimali secondo il metodo Stamina), e chiedeva un intervento della Fnomceo presso le sedi parlamentari e governative per fare chiarezza giuridico-normativa sulla questione".
Vannoni, test negli stati Uniti. I test sulle cellule del metodo Stamina si faranno negli Stati Uniti. Ma il progetto si scontra con la diffida dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). "Ne sono consapevole, infatti la prima battaglia sarà in tribunale. Trovo il blocco dell'Aifa vergognoso e assurdo: impedire questi esami vuol dire aver paura dei risultati", spiega Davide Vannoni. Il patron del metodo tanto discusso smentisce anche il suo vicepresidente (il pediatra Marino Andolina): "Non è vero che a Brescia sono passati prima i raccomandati. Sui primi 12 pazienti trattati, otto sono stati proposti da Stamina e gli altri dagli Spedali Civili, e la prima in assoluto è stata Celeste". In ultimo: ad oggi "sono 150 i pazienti in lista a Brescia".
(Cds/ Dire)