Roma, 15 gen. - Il caso. Non è la scena di chissà quale lontano ospedale da campo, ma è ciò che accade al pronto soccorso del San Camillo-Forlanini, la principale azienda ospedaliera della Capitale. Barelle ovunque, personale costretto a ritmi impossibili e attese estenuanti per i pazienti. Mancano i posti letto ma, al contempo, accrescono in maniera esponenziale i numeri degli accessi. E quando non ci sono più nemmeno gli strumenti base la situazione precipita: è accaduto domenica scorsa con letti e barelle esauriti, sette ambulanze ferme e medici costretti ai salti mortali per curare i pazienti. Così ci si arrangia e i malati vengono curati persino in terra sopra ai materassi.
Ecco perché la Rsu (rappresentanza sindacale unitaria) dell'azienda ospedaliera ha detto "basta" e ha occupato la direzione generale: "Dopo il perdurare della grave emergenza del pronto soccorso, dove i pazienti per ore stazionano sulle barelle, nei corridoi o su materassi, non si può più andare avanti così". E al presidente della Regione, chiedono: "Una immediata risposta, riguardo: la concessione delle deroghe al blocco del turnover; la rivalutazione della dotazione di posti letto; la presa in carico di misure atte alla tutela della sicurezza di operatori e utenti a partire dai servizi di vigilanza". Dalla Regione la replica: "I problemi esistono e li stiamo affrontando, di certo non c'è bisogno di creare allarmismi utili solo a conquistare visibilità".
I sindacati. "È la beffa- spiega Stefano Barone, della segreteria aziendale Nursind San Camillo Forlanini, che da tempo solleva una serie di difficoltà- del solito lunedì che porta con sé un numero elevato di accessi (130) che si vanno a sommare alle non dimissioni nei reparti del fine settimana. Medici, infermieri, ausiliari e tecnici sono stati in piena attività con una sala d'aspetto gremita in attesa della prima valutazione, tutti i letti occupati, alcuni addirittura sui materassi".
E aggiunge: "Questa situazione si ripercuote anche nei reparti con l'aggiunta di letti in corridoio che mettono a rischio gli infermieri responsabili dell'assistenza e l'utenza violando la privacy e la sicurezza per l'assenza dei presidi di degenza anche a livello di Ares 118 perché le barelle delle ambulanze sono usate dagli ospedali come letti- conclude Barone- Ma senza barella un'ambulanza non può uscire per un soccorso. E gli ospedali usano le barelle delle ambulanze perché non hanno più barelle libere".
"Due anni fa si sono presentati dei progetti preliminari per la creazione di una 'Boarding Area' da 18 letti più 1 (per l'isolamento)- spiega Raffaele Piccardi, delegato Rsu-Nursind- letti, questi, che avrebbero sicuramente decongestionato il pronto soccorso. Ma poi non si è saputo più nulla. Ora a sentire la direzione c'è stata l'autorizzazione della Regione per l'esecuzione dei lavori. Se l'ok fosse arrivato prima non saremmo arrivati a questo punto".
(Cds/ Dire)