Roma, 10 gen. - L'inchiesta. Simona Riso forse poteva salvarsi. Secondo gli inquirenti c'è stata "leggerezza" da parte dei dottori che l'hanno visitata, il medico del pronto soccorso e la ginecologa del San Giovanni che da ieri sono indagati per omicidio colposo. In ambulanza la ragazza aveva detto di essere stata violentata, e i medici avevano trascurato di accertare le sue condizioni generali, aveva il bacino, il torace e le costole rotte. Simona, 28 anni, è morta per "insufficienza respiratoria", una costola le aveva perforato il polmone.
Il fatto. Il 30 ottobre scorso, Simona viene trovata agonizzante nel cortile della sua abitazione di via Urbaglia, a San Giovanni, la madre le aveva parlato al telefono poco prima. Durante il trasporto in ambulanza la ragazza dice che è stata picchiata e violentata. L'ospedale attiva il protocollo per appurare la violenza sessuale, che la ragazza aveva subìto in realtà, molti anni prima. Simona era una ragazza fragile, che non aveva mai superato il dolore e la vergogna dello stupro, era ossessionata dall'incubo che ha raccontato anche ai paramedici del 118. Un equivoco che probabilmente le è costato la vita.
In ospedale. Informati sulla violenza che la ragazza ha denunciato il medico del pronto soccorso e la ginecologa visitano Simona. Il dottore è il primo a vedere Simona, e procede con il tampone, nel reparto di ginecologia Simona ha delle crisi, la ginecologa ritiene che la ragazza urli perché è sotto choc, e invece di rimandarla al pronto soccorso fa visitare Simona da uno psicologo. Da quello che risulta dalle indagini dei carabinieri di piazza Dante e di via In Selci, i dottori non sono stati nemmeno sfiorati dal dubbio che la ragazza potesse avere delle gravi lesioni fisiche. Come hanno potuto non accorgersi del bacino e del torace schiacciati? Alle 10, tre ore dopo il ricovero, il cuore di Simona Riso si ferma, il polmone bucato da una costola rotta le impedisce di respirare. I risultati degli esami eseguiti per verificare se era stata stuprata dicono che la ragazza non aveva subìto una violenza sessuale. La sua fine si tinge di giallo, la famiglia sostiene che Simona è stata uccisa, probabilmente per sfuggire all'uomo che voleva abusare di lei è precipitata dal terrazzo. Si indaga per omicidio, ma l'inchiesta rivela il passato della ragazza, e anche che Simona si è suicidata.
I quesiti. Simona poteva essere salvata? Se i medici indagati avessero capito la gravità delle sue condizioni sarebbe ancora viva? Oppure le lesioni erano talmente gravi che i dottori non avrebbero potuto intervenire in ogni caso? Sono le domande che dovranno avere una risposta dalla nuova indagine dei carabinieri. L'inchiesta dovrà anche stabilire le eventuali colpe e responsabilità dei medici. Prima di morire Simona Riso ha denunciato ai paramedici del 118 la violenza subìta tanti anni prima, quando ancora viveva in Calabria, in un piccolo paese chiamato San Calogero. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo che invierà per competenza alla Procura di Vibo Valentia. Simona Riso è stata violentata da qualcuno che abitava nel suo paese. Per gli inquirenti è nel piccolo paese in provincia di Vibo Valentia che ancora vive l'uomo che ha stuprato Simona, avvelenandole gli anni che ancora le restavano da vivere.
(Cds/ Dire)