Roma, 9 gen. - "Stiamo aggiustando il tiro ai programmi operativi insieme con il nuovo sub commissario Renato Botti per garantire lo sblocco dei fondi dell'extragettito, senza i quali il trasporto pubblico romano potrebbe subire una lesione grave". Repubblica ha intervistato il coordinatore della Cabina di regia per la Sanità regionale, Alessio D'Amato, che è stato accusato dai dirigenti dei ministeri dell'Economia e della Salute di "eccessivo protagonismo". "Ci deve essere stato un malinteso", si difende.
I programmi operativi sono stati presentati al tavolo di verifica del piano di rientro, senza la firma dei due ex subcommissari...
"Prima di passare la mano al loro successore, Botti, non hanno voluto sottoscrivere i programmi operativi, così la Regione ha deciso di consegnarli lo stesso ai dirigenti dei ministeri che, mi preme sottolineare, non li hanno ancora esaminati".
Eppure si sono pronunciati con una bocciatura formale e sostanziale.
"Non c'è alcuna bocciatura sostanziale, solo la richiesta corretta e giusta che quel documento venga firmato dal commissario e dal subcommissario".
Sta di fatto che i due ex subcommissari non hanno voluto sottoscrivere quei programmi operativi, proprio per disaccordo nel merito.
"Non li hanno firmati perché sapevano di essere in uscita".
Non sembra un motivo valido, ci saranno stati anche 'distinguo' sostanziali...
"Non lo so. I due subcommissari, se avessero avuto riserve nel merito, avrebbero dovuto esprimerle".
Lo ha fatto il tavolo tecnico, affermando che gli uffici del commissario di governo alla Sanità regionale non hanno recepito le misure da loro indicate.
"Non mi risulta, per loro c'è solo un problema formale: quei programmi operativi avrebbero dovuto essere validati dai commissari, unici attori degli atti di governo della Sanità del Lazio".
A pagina 34 del verbale ci sono critiche "sui percorsi diagnostico-terapeutici, sui Dea di secondo livello, sulle reti dell'Emergenza, della Cardiologia, dei laboratori, sulla Terapia del dolore, sulle cure palliative per adulti e anziani, sulle conversioni degli ospedali" e si rilevano "incongruenze sulle Case della salute rispetto a quanto deliberato con apposito decreto".
"Ci sono lievi ritardi, piccole contraddizioni, ma con l'aiuto del nuovo subcommissario ne verremo fuori; un esempio per tutti, le prime Case della salute, che non siamo riusciti a far partire per il 2013 come annunciato, saranno pronte per i primi mesi del 2014".
Sia più preciso.
"La prima aprirà a Sezze, in provincia di Latina, per la fine di febbraio".
Un po' poco, non le pare, di fronte ai pronto soccorso romani che ormai sono al collasso? "È meglio aspettare qualche mese in più e fare le cose per bene piuttosto che piantare bandierine sulla carta senza nessuna utilità per i cittadini".
(Cds/ Dire)