Roma, 8 gen. - La storia. "Mio padre è morto dopo che abbiamo aspettato l'ambulanza per oltre mezz'ora, voglio giustizia". Piange Eleonora Raso, 29 anni, praticante avvocato, e ripete che se ci sono dei colpevoli per la morte del padre, al Prenestino, è giusto che paghino: "Perché quello che è successo alla mia famiglia non deve accadere mai più a nessuno".
Ieri mattina, alle 6.20, Eleonora viene svegliata dalle urla di una vicina, si precipita sul pianerottolo e quello che vede le fa gelare il sangue: suo padre Augusto, 58 anni, è a terra svenuto. La vicina dice di averlo visto richiudere la porta ed era un po' confuso, gli ha chiesto cosa aveva e lui ha risposto di non sentirsi molto bene, "forse è la pressione alta". L'uomo farfuglia ancora qualcosa poi si accascia sul pavimento.
L'attesa. Eleonora racconta che alle 6.21 la vicina chiama il 118 e richiama di nuovo alle 6.32; l'operatore dice di stare tranquilli perché l'ambulanza sta arrivando. "Ero disperata- dice Eleonora- mentre i vicini chiamavano i soccorsi che non arrivavano, cercavo di rianimare mio padre dandogli degli schiaffetti, alle 6.42 ho richiamato di nuovo il 118, la risposta era sempre la stessa. I minuti passavano e la situazione era sempre più drammatica, papà aveva la bava alla bocca. Con l'aiuto delle vicine abbiamo provato a sollevarlo, volevamo portarlo noi in ospedale, ma non siamo riuscite a spostarlo: era pesantissimo, un corpo morto. Ci volevano degli uomini, i vicini si sono messi a disposizione, nel frattempo è arrivato il mio fidanzato, erano le 6.55, abbiamo caricato papà in macchina e lo abbiamo portato all'ospedale. Abito in via Maddaloni, a poco più di un chilometro dall'ospedale Vannini, alle 7 mio padre veniva ricoverato nel reparto di terapia intensiva, 10 minuti dopo il medico è venuto a parlami: mi ha detto che stavano tentando di rianimarlo, che era arrivato in ospedale con un arresto cardiaco. Il medico ha anche precisato che il cuore si era fermato da una decina di minuti.
Dopo venti minuti mio padre è morto".
L'indagine. Eleonora ha denunciato tutto ai carabinieri: "Io, mia madre e mia sorella vogliamo scoprire la verità. Non posso dire con certezza che se l'ambulanza fosse arrivata subito mio padre si sarebbe salvato. Ma probabilmente avrebbe avuto qualche possibilità in più di salvarsi". I carabinieri che indagano sull'episodio invieranno un'informativa in Procura.
Dalle telefonate registrate al 118 risulta che la prima chiamata di soccorso è arrivata alle 6.35: con il blocco di ieri, l'ambulanza più vicina si trovava al San Giovanni, la richiesta era per un codice giallo ed è arrivata in via Maddaloni alle 6.50. Sedici minuti dopo la richiesta. "Cerchiamo solo giustizia- dice Eleonora- non un colpevole per forza. Ma quelle parole del medico non posso ignorarle, mio padre ha avuto l'infarto dieci minuti prima di entrare in terapia intensiva, come posso rassegnarmi?".
Le testimonianze. "All'inizio- dice la vicina- non sembrava grave. Augusto parlava, non aveva perso conoscenza. Poi la situazione è degenerata, i minuti passavano e lui era sempre più bianco, ha smesso di parlare ed è svenuto. Volevamo portarlo in macchina, ma non avevamo la forza, poi è arrivato il fidanzato della figlia. Qui tutti nel palazzo abbiamo vissuto il dramma della famiglia Raso: ci conosciamo da sempre. Quando è arrivata l'ambulanza erano le 7, troppo tardi. Ma la colpa non è loro, di quelli del 118, la colpa è dei tagli che si fanno alla sanità: le ambulanze sono poche, ed ecco quello che succede".
(Cds/ Dire)