Roma, 20 feb. - Il pm Attilio Pisani ha chiesto il rinvio a giudizio per una cardiologa dell'ospedale Israelitico per "colpa consistita in imprudenza e negligenza" perché "ometteva di prescrivere e somministrare adeguata terapia profilattica antitrombotica" fino a "cagionare la morte" della signora Lidia Angelini. La storia ha inizio a novembre del 2012 quando la signora, una settantenne, viene ricoverata per accertamenti all'ospedale di Monterotondo.
Non si sente bene, è affaticata. I sanitari le consigliano però di sottoporsi a un check completo all'Israelitico di Roma, dove infatti viene ricoverata il 4 novembre. Qui nei giorni successivi peggiora: non riesce a muoversi bene, è stanca. Ma le difficoltà motorie non fanno scattare nessun campanello d'allarme. Tanto che il 10 novembre, di mattina, l'infermiera di turno la trova morta. Quando arriva il figlio, Luciano Cornacchia, ha un alterco con il medico di guardia e poi va a sporgere denuncia.
Nel mirino del pm Pisani finiscono subito tre medici: quello di guardia nella notte del decesso, una dottoressa che si riteneva fosse responsabile del reparto (risulterà poi che il responsabile è invece un professore che allo stato attuale non è indagato) e la dottoressa in servizio presso il reparto di cardiologia che aveva in cura la signora Angelini. Il procuratore dispone due consulenze successive: la prima per stabilire le cause del decesso, se si tratta cioè di cause naturali o di negligenza. Con la seconda consulenza tecnica richiede invece che si stabiliscano le responsabilità: che sia cioè individuato chi, tra i tre medici, sia da ritenere responsabile.
La consulenza esclude il medico di guardia, da principio indagato: il professionista non poteva essere responsabile, stabilisce la perizia, perché il fatto era ascrivibile a un mancato trattamento pregresso non a un errore di quella notte. La dottoressa ritenuta responsabile del reparto, che però non lo era, in quei giorni era in vacanza. Anch'essa viene perciò esclusa dalle indagini. Le due posizioni vengono quindi archiviate. Ora le indagini sono chiuse e c'è stata la richiesta di rinvio a giudizio per la dottoressa, che fin dall'inizio si è occupata dalla donna.
E ora? "Nessun commento, ma massima cautela in attesa di capire quello che accadrà", risponde l'avvocato della famiglia Giuseppe Lavigna. "Voglio solo capire cosa è successo", dice invece il figlio della signora Angelini, che ancora non si rassegna alla morte della madre. "Non mi voglio vendicare, non voglio perseguitare nessuno: solo capire".
(Cds/ Dire)