Roma, 19 feb. - Morto durante il trasporto in ambulanza da un ospedale a un altro. Un decesso dietro al quale si celerebbe una colpa medica costata la vita a Mario Muoio, 58 anni. Omicidio colposo, il reato per il quale tre medici siedono sul banco degli imputati.
Una catena di errori, il diciannove febbraio del 2010, da parte di un anestesista e di un medico del pronto soccorso del policlinico Tor Vergata che, per la procura, non si preoccuparono di far salire il paziente su un'ambulanza che non aveva le attrezzature idonee per consentire all'uomo di respirare e che per di più non aveva a bordo un medico anestesista rianimatore. Figura indispensabile in questo caso di emergenza. Tanto è che lo stesso dottore che prese in cura il paziente sopra un'ambulanza della Croce medica è anch'egli considerato responsabile del decesso.
L'uomo era affetto da una brutta malattia che gli aveva causato un problema respiratorio. Da qui la decisione della moglie di portarlo al pronto soccorso del Tor Vergata. I medici si resero conto della gravità della condizione e gli applicarono una maschera per l'ossigenazione "Ventimask che- si legge nella denuncia- risultò insufficiente". Perciò "venne disposta la sostituzione con respiratore Cpap". Quest'ultimo strumento si rivelò efficace. Dopodiché i due medici chiesero il trasferimento del paziente in un altro ospedale dotato di una terapia intensiva più idonea. Per questo chiamarono un'ambulanza. Telefonata nella quale i dottori richiesero la presenza di un anestesista rianimatore.
Tuttavia quando l'ambulanza arrivò priva della figura richiesta e senza il respiratore Cpap ma dotata della ventimask, che già prima si era rivelata insufficiente, i dottori diedero il loro assenso. Il medico presente sull'ambulanza poi, pur non essendo anestesista rianimatore, prese in carica il paziente. Infine durante il tragitto la tragedia. "A dibattimento- spiega l'avvocato di parte civile, Carlo Testa Piccolomini- emergeranno le responsabilità".
(Cds/ Dire)