Roma, 18 feb. - Quindici milioni di buco. Un lungo elenco di crediti accertati ma 'inspiegabilmente' svalutati e cancellati dalla contabilità aziendale. Decine e decine di consulenze, affidate anche ad amici e parenti, che hanno precipitato il fiore all'occhiello della holding capitolina nell'ennesima controllata succhiasoldi.
Sono solo alcune delle contestazioni che oggi le commissioni Bilancio e Politiche sociali in seduta congiunta muoveranno al dg di Farmacap Michele Guarino: l'unico (dacché 17 anni fa l'azienda sociosanitaria cominciò a operare) a chiudere i bilanci in perdita. Nominato ad agosto 2012 dall'ex sindaco Alemanno e fedelissimo della vice Sveva Belviso, Guarino verrà sostanzialmente processato per "cattiva gestione: ci dovrà spiegare" spiega la vendoliana Gemma Azuni, paladina della battaglia a difesa delle farmacie comunali, "com'è stato possibile far lievitare in pochi mesi un milione di passivo, certificato dal commissario straordinario, a 10 milioni. Mi viene il sospetto che la strategia del centrodestra fosse quella di depauperare l'azienda per poi venderla a prezzi di saldo. Una cosa che con questa maggioranza non accadrà mai: se lo metta bene in testa l'assessora al Bilancio Morgante".
Lo dice chiaro il capogruppo pd Francesco D'Ausilio: "Siamo contrari a qualunque ipotesi di privatizzazione, l'azienda ha bisogno di un immediato rilancio con un nuovo management". Che nell'immediato significa commissariamento. "Troppe le anomalie che odorano di truffa", incalza D'Ausilio, forte del dossier confezionato dal suo partito. A cominciare dalla moltiplicazione delle consulenze, un paio delle quali affidate alla società del fratello del dg Guarino. Per non parlare dei "crediti spariti": c'è quello da 3 milioni con l'Asl RmC, svalutato seppur in presenza di un decreto esecutivo e senza neanche aver mai tentato di recuperare la somma; e quell'altro dell'ospedale di Tor Vergata cancellato dal bilancio anche se regolarmente pagato.
Senza dimenticare le "cifre campate in aria" sull'acquisto e la cessione dei farmaci, che dai fornitori si prendono a un prezzo medio di 6 euro e al pubblico si vendono a 8,5 euro: solo che in bilancio per i 22mila pezzi smerciati nel 2012 la differenza tra l'acquistato e il venduto supera il milione (anziché 65mila euro), mentre il costo di acquisto è di circa 740mila euro (anziché 122mila). Manovra che fa impennare il valore medio di acquisto di ciascun farmaco a circa 33 euro e quello di vendita addirittura a 48. "Un errore grossolano o un opaco tecnicismo contabile?". Un'altra domanda alla quale oggi Guarino sarà chiamato a dare risposta.
(Cds/ Dire)