Roma, 11 feb. - Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso (n.01426/2014) presentato dal Comitato Salviamo l'ospedale di Anagni per scongiurare la chiusura del nosocomio cittadino. Una notizia che fa sicuramente rumore. Ma a farne ancora di più è il fatto che, come ha messo nero su bianco il Tar stesso, la cosa sarebbe andata diversamente se a fare il ricorso per tempo fosse stato il Comune di Anagni. Comune che invece, sempre stando alle parole della sentenza del Tar, ha deciso di ricorrere ad adiuvandum solo un anno dopo la presentazione del ricorso dei 14 cittadini costituitisi nel suddetto comitato.
È il triste epilogo di una storia iniziata con il piano Polverini. Che aveva a suo tempo, nel quadro di un generale riorganizzazione della sanità regionale, di fatto chiuso 7 ospedali ciociari. Tra cui quello di Anagni. Una decisione che aveva fatto parecchio rumore, generando manifestazioni e proteste. E che aveva generato la creazione del Comitato salviamo l'Ospedale di Anagni, che nell'aprile del 2011 aveva fatto ricorso contro tale decisione. A tale ricorso si era collegato anche il comune di Anagni, ma solo nel novembre dell'anno successivo. Un lasso di tempo che, sempre stando a quanto dice ora il Tar, è di fatto stato decisivo per l'esito negativo del ricorso stesso.
Il tribunale infatti, nel motivare il respingimento del ricorso, ha detto due cose. La prima, in sostanza, che il Comitato stesso, in quanto composto da singoli cittadini, non sarebbe stato legittimato a presentare il ricorso, perché "non è legittimato in quanto tale un cittadino residente nell'ambito territoriale" anche se ha "interesse ad una efficiente rete di servizi". Ma la bomba vera e propria il Tar l'ha sganciata qualche riga dopo. Quando ha ammesso che "a diversa conclusione si sarebbe potuti pervenire se a proporre ricorso fosse stato il Comune di Anagni". Mentre invece, lo stesso Comune "non solo non ha proposto ricorso, come avrebbe dovuto fare se avesse considerato i decreti commissariali illegittimi, ma ha deciso di intervenire in giudizio con atto ad adiuvandum depositato solo il 2 novembre 2012, e dunque più di un anno dopo la proposizione del ricorso principale". Parole pesantissime, che minacciano di rendere incendiaria anche l'imminente campagna elettorale.
(Cds/ Dire)