(DIRE) Roma, 6 feb. - Una mano bionica che sente forma e consistenza degli oggetti afferrati: non è più fantascienza da Guerre Stellari ma realtà. Si chiama "LifeHand2" la sperimentazione che ha reso possibile donare il senso del tatto a un arto artificiale. Un progresso unico al mondo, consacrato dalla pubblicazione dello studio su Science Translational Medicine e raggiunto grazie al genio italiano. Al progetto internazionale hanno infatti lavorato medici e bioingegneri, compresa la ministra dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza, di quattro strutture italiane: l'Università Cattolica-Policlinico Agostino Gemelli, il Campus Bio-Medico e l'Irccs San Raffaele, tutte a Roma, e la Scuola superiore Sant'Anna di Pisa. Fanno parte del gruppo di ricerca anche l'Ecole Polytechnique Federale di Losanna e l'Istituto Imtek dell'Università di Friburgo. Lo studio La mano bionica sensibile è stata sperimentata per otto giorni da Dennis Aabo Sorensen, un danese che dieci anni fa, a Capodanno del 2004, subì l'amputazione della mano sinistra a causa dello scoppio di un petardo. Dopo aver superato una serie di test psicologici di selezione, è stato scelto per essere il protagonista della fase sperimentale di LifeHand2. Gli sono dunque stati impiantati nei nervi mediano e ulnare del braccio quattro elettrodi intraneurali, grandi poco più di un capello, sviluppati a Friburgo sotto la direzione di Thomas Stieglitz. Il delicatissimo intervento è stato effettuato il 26 gennaio dell'anno scorso al Policlinico Gemelli di Roma dal neurochirurgo Eduardo Marcos Fernandez.
Dopo tre settimane trascorse con i ricercatori a fare esercizi per imparare a riconoscere i diversi impulsi elettrici, il 16 febbraio 2013 è arrivato il momento cruciale: la sperimentazione con una protesi biomeccatronica che, attraverso gli elettrodi, avrebbe dovuto collegarsi al sistema nervoso centrale. Così è stato. Merito anche di una serie di algoritmi - messi a punto dal gruppo coordinato da Silvestro Micera, docente di biorobotica alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e a Losanna - capaci di trasformare in un linguaggio comprensibile al cervello di Dennis le informazioni provenienti dalla protesi.
I risultati Dennis, bendato, ha saputo riconoscere la consistenza di oggetti duri, intermedi e morbidi in oltre il 78% delle prese effettuate. Ha definito correttamente dimensioni e forme di varie cose, come una palla da basket, un bicchiere, un mandarino. È stato in grado di localizzare la loro posizione rispetto alla mano con il 97% di accuratezza. Insomma: la sua mano è tornata a "sentire". ½Quella del feedback sensoriale - racconta - è stata per me un'esperienza stupenda». Finita con la rimozione degli elettrodi dopo i 30 giorni per i quali era stato autorizzato l'impianto.
La soddisfazione dei ricercatori ½È la prima volta che si realizza qualcosa di simile», commenta Micera. E Paolo Maria Rossini, responsabile clinico della sperimentazione all'Irccs San Raffaele e direttore della neurologia del Gemelli, azzarda un paragone lunare: ½Ci siamo presentati un po' come i ricercatori della prima missione sulla Luna: dopo anni di lavoro spingi il bottone, fai partire l'astronave e da lì non puoi più tornare indietro». La protesi biomeccatronica utilizzata (OpenHand) è infatti la versione evoluta della CyberHand, che cinque anni fa, per la prima volta al mondo, rispose ai comandi di movimento trasmessi dal cervello del paziente. Ma allora l'arto non poteva ancora essere calzato sul braccio umano, permetteva solo tre movimenti e, soprattutto, non restituiva alla persona alcuna sensazione.
Le prospettive Due le direzioni future della ricerca che potrebbero concretizzarsi entro due anni, come ricorda Eugenio Guglielmelli del Campus Bio-medico: rendere la mano permanente e aumentare i sensori tattili integrati nella protesi. Ma la stimolazione intraneurale mediante elettrodi ha anche altre possibili applicazioni che vanno al di là della comunicazione tra corpo umano e protesi bioniche. Sono molti i gruppi di ricerca in tutto il mondo che studiano come usarla per curare, ad esempio, i deficit di movimento di persone paraplegiche. Nuove frontiere tutte da esplorare.
(Wel/ Dire)