Roma, 4 feb. - L'ex direttore generale del Policlinico Umberto I e l'ex commissario straordinario hanno ricevuto l'avviso di chiusura indagini, che rappresenta l'anticamera della richiesta di rinvio a giudizio. A gennaio del 2012 vennero ricoverati nello stesso reparto di terapia intensiva pediatrica dell'ospedale romano una paziente di 19 anni affetta da tubercolosi polmonare e due bambini con patologie minori. Uno dei due e la mamma dell'altro risultarono positivi al test della tubercolosi. Poco dopo si scoprì che anche una infermiera era rimasta contagiata.
Le ipotesi di reato più gravi, epidemia colposa e lesioni, sono state archiviate, perché la perizia ha provato che il contagio non rappresenta una lesione e le persone coinvolte sono troppo poche per parlare di epidemia. Resta però in piedi a carico dei due la violazione degli obblighi di informazione e formazione del personale medico. Chi lavora in corsia è tenuto a sapere quali siano i parametri igienici ai quali attenersi. L'obbiettivo dovrebbe essere quello di evitare il contagio e non favorirlo.
Si cambia ospedale, ma lo scenario non cambia. Sono ancora sospesi in un limbo di incertezza i 164 bambini nati al Policlinico Gemelli di Roma tra il primo gennaio e il 28 luglio 2011 risultati positivi al batterio della tubercolosi. La perizia disposta dal giudice delle indagini preliminari, in sede di incidente probatorio, il 31 maggio 2012, non è stata ancora consegnata sul suo tavolo né su quello del pubblico ministero titolare del fascicolo. Sarebbe dovuta essere pronta per il 15 novembre, invece, a distanza di 15 mesi da quella data, ancora non si hanno notizie. E i genitori dei bimbi, oramai cresciutelli, sono stanchi di aspettare.
"Stanno per diventare maggiorenni- commenta sarcastica l'avvocato Giulia Bongiorno, madre di uno dei bimbi risultati positivi alla tbc e allo stesso tempo legale di una quarantina di coppie di genitori- Questo ritardo è stupefacente e incomprensibile. Ho presentato un'istanza per sollecitare il deposito della perizia alla Procura e al gip. Il collegio peritale era stato chiamato in primis a stabilire se essere postivi al test equivale a essere malati, poi ad accertare la natura e la gravità della patologia tubercolare, il periodo di insorgenza e le eventuali responsabilità dei 9 indagati, oltre a eventuali omissioni sulle norme che regolano l'igiene".
Insieme ai 164 neonati, infatti, anche 29 lavoratori del dipartimento di pediatria del Gemelli erano risultati positivi al bacillo di Koch. L'attività di analisi dei tre esperti è iniziata il 27 giugno 2012. A distanza di qualche giorno, chiesero il consenso a sottoporre i bambini a un nuovo esame del Quantiferon (per la rilevazione della malattia tubercolare e dell'infezione latente) e al Mantoux test (per rilevare la reattività a un eventuale contagio), ma i genitori, per accorciare i tempi, si rifiutarono. "Se questa è la tempistica, mio figlio diventerà nonno prima della fine del processo- è lo sfogo dell'avvocato Bongiorno- La perizia normalmente si conclude in 6 mesi, al massimo. Il nostro consulente l'ha consegnato in 15 giorni. Più si allungano i tempi, più viene cresce il diritto al risarcimento dei nostri figli. Il mio ora ha già 3 anni".
(Cds/ Dire)