Roma, 3 feb. - La vicenda. Procede su più fronti l'inchiesta della procura di Roma che ha travolto il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, indagato per truffa aggravata. Da un lato c'è la maxi truffa dell'Ospedale Israelitico di cui il manager è direttore generale, che riguarda un giro di fatture gonfiate e cartelle cliniche falsificate in modo da ottenere rimborsi milionari e non dovuti dallo Stato. Dall'altro lato, si indaga sulle operazioni di compensazione che lo stesso nosocomio avrebbe fatto tra i crediti vantati nei confronti delle Asl e i debiti previdenziali verso l'Inpdap, ente poi confluito nell'Inps. Ma c'è anche un terzo filone d'inchiesta, ancora inesplorato, che potrebbe presto coinvolgere la Regione Lazio di epoca Polverini.
Il giallo della Regione. La procura valuta anche un protocollo d'intesa tra l'amministrazione e l'ospedale, ratificato una prima volta nel 2011 e poi nell'estate del 2012 dall'allora commissario alla sanità Renata Polverini. Il testo è stato più volte bocciato dal governo e, secondo l'accusa, potrebbe aver portato al nosocomio "un ingiusto profitto" di circa 85 milioni di euro. Proprio su questo fronte spunta adesso una nuova anomalia: i documenti originali che riguardano la ratifica di quell'accordo sembrano essere spariti nel nulla. Lo ha fatto sapere due giorni fa, con una nota, la Regione Lazio: "Da un accertamento effettuato presso gli uffici della Direzione Regionale Salute, non risultano reperibili alcuni documenti in originale relativi agli atti istruttori che hanno portato agli accordi con l'Ospedale Israelitico. Per questo motivo- annunciava la nota- è stata presentata dal funzionario regionale responsabile del settore ospedaliero una denuncia presso i Carabinieri della Stazione di San Paolo".
Per quanto riguarda invece la truffa vera e propria ai danni dello Stato, agli atti dell'inchiesta ci sarebbero circa 12mila cartelle cliniche considerate incongrue, in cui, per ottenere rimborsi non dovuti, interventi banali come estrazioni dentali sarebbero stati fatti passare per complicate operazioni maxillofacciali. Gli inquirenti hanno intenzione di fare chiarezza, e saranno i medici che hanno compilato la documentazione a dover dare una spiegazione. Proprio come dovranno fare i dieci camici bianchi dello stesso nosocomio, già rinviati a giudizio lo scorso ottobre per vicende analoghe.
La difesa. Davanti al pm Maria Cristina Palaia, titolare del fascicolo, Mastrapasqua si è sempre difeso da ogni accusa. A cominciare dal presunto conflitto di interessi che gli viene attribuito: "Non c'è mai stato conflitto di interessi", ha spiegato il legale del manager, l'avvocato Domenico Aiello, perché il credito di 15,5 milioni di euro che l'ospedale avanzava dalla Regione Lazio non sarebbe stato dato in pagamento all'Inps nel periodo in cui Mastrapasqua era presidente, ma all'Inpdap, prima che avvenisse la fusione dei due istituti previdenziali. A dimostrazione del fatto che tutti i crediti riscossi fossero pienamente esigibili ci sarebbero centinaia di fatture e certificazioni della Asl, ora all'attenzione degli inquirenti.
Mastrapasqua, inoltre, non c'entrerebbe nulla con il giro di cartelle cliniche taroccate, perché, a quanto sembra, quel tipo di pratiche sarebbe gestito dall'ufficio legale del nosocomio.
(Cds/ Dire)