(DIRE) Roma, 16 dic. - Una task force composta da Asl, Procure e Forze dell'Ordine contro la violenza che colpisce ogni anno in Italia le persone fragili o vittime di omofobia. Donne soprattutto, ma anche bambini, anziani, diversamente abili.
Almeno tre milioni di cittadini indifesi, dice la somma di vari studi pubblicati in materia. La rivoluzione antiviolenza annunciata dalla FIASO, la Federazione di Asl e ospedali ha gia' un nome, "Codice Rosa Bianca", il progetto che da quasi cinque anni e' realta' nella Asl 9 di Grosseto e che ora la stessa Federazione promette di esportare in tutta Italia, grazie a un protocollo sottoscritto il 16 dicembre con l'Azienda toscana, che fara' da capofila per le altre Asl.
L'evento di presentazione ha avuto il patrocinio del ministero della Salute, del ministero della Giustizia e del Dipartimento per le Pari Opportunita'.
- IL PERCORSO 'CODICE ROSA BIANCA': A spiegare come funziona 'Codice Rosa Bianca' e' la dottoressa Vittoria Doretti, dirigente medico anestesista, 'madre' del pronto intervento anti-violenza destinato ora a diventare realta' in ogni Azienda sanitaria. "Il problema dell'assistenza e delle denunce- spiega- parte proprio dalla trincea dei pronto soccorsi, perche' quando ci si rivolge alle Forze dell'Ordine, ai consultori o ai centri anti-violenza si ha gia' la coscienza di essere vittima di violenza. Ma cosi' non e' nella stragrande maggioranza dei casi, i milioni di abusi fantasma, che restano senza denuncia ogni anno e che lasciano le vittime sole con il loro dolore". Per questo il lavoro della squadra, che a Grosseto e' composta da 40 persone tra medici, sanitari, forze dell'ordine, volontari, psicologi e assistenti sociali, comincia da subito, dalla fase di accoglienza al pronto soccorso che i tecnici chiamano "triage".
Quando il paziente risponde alle domande di un infermiere specializzato, che assegna il codice di gravita', bianco, verde, giallo o rosso che poi dara' seguito all'intervento sanitario vero e proprio. "Qui il personale opportunamente formato a riconoscere i segnali di un trauma da abuso - spiega Doretti - capisce quando e' necessario assegnare anche un altro codice. A quel punto si avvia un percorso basato sulla semplificazione delle procedure e il dialogo tra le parti, con una attenzione particolare alla tutela della riservatezza. La sospetta vittima viene accompagnata in una stanza dedicata che garantisce tranquillita' ed e' dotata di tutto cio' che si rende necessario per la visita e l'eventuale accesso in borghese di polizia o carabinieri, per raccogliere testimonianza o denuncia.
Qui personale medico e infermieristico, con alle spalle una solida formazione e continui aggiornamenti, arriva gia' informato di tutto quanto dichiarato in sede di accoglienza al Pronto soccorso, cosi' come ogni successivo specialista". Questo per impedire lo stillicidio di domande ripetute all'infinito che acutizzano il trauma o anche solo per far si che la vittima non debba sentir dire 'questo non e' di mia competenza'", spiega Doretti. Tutto senza mai esercitare pressioni sulla vittima, che non resta mai sola e che, se necessario, gia' qui fissa il primo appuntamento al consultorio o con un assistente sociale.
L'assistenza psicologica scatta invece nella presa in carico successiva, dove entrano in gioco anche i centri anti-violenza o altre associazioni di aiuto. "Un percorso a costo zero, che ha consentito di far emergere 450 casi di violenza sessuale e domestica l'anno, contro gli appena due casi in tre anni segnalati prima del 2009. Un andamento che si e' ripetuto anche negli altri pronto soccorsi della Toscana, dove il progetto e' attivo dal 2014", spiega il Direttore generale della Asl di Grosseto, Fausto Mariotti. Che ricorda anche l'impegno profuso dall'Azienda per formare la task force, "soprattutto nella comunicazione e la relazione con la persona abusata, sia adulta che minore".
Devono essere intraprese "azioni concrete per incoraggiare le donne a denunciare le violenze e per garantire loro l'accesso alla giustizia. E in questa prospettiva si muove 'Codice Rosa bianca', che vede la cooperazione istituzionale tra aziende sanitarie locali, forze di polizie, Procure della Repubblica", ha dichiarato alla Camera il ministro di Grazie e Giustizia, Andrea Orlando. Che auspica "possa essere generalizzato in tutta Italia il modello sperimentato con successo in Toscana".
Piu' impegno e meno sdegno, "e' la molla che dovrebbe muovere tutto il sistema amministrativo pubblico ma che e' la vera spinta a promuovere iniziative come Codice Rosa Bianca", commenta il Presidente di FIASO, Francesco Ripa di Meana. "Con il protocollo firmato oggi, contiamo, grazie a un effetto domino, di portare questa rivoluzione contro gli abusi ai piu' deboli nella maggior parte delle nostre Aziende sanitarie pubbliche. Tanto piu' sapendo di poter contare sulla professionalita' e la passione dei nostri sanitari. Gli stessi che hanno reso possibile a Grosseto quello che molti all'inizio giudicavano un sogno di pochi visionari", conclude Ripa di Meana.
(Com/Gas/ Dire)