Roma, 17 apr. - Articolo tratto da "L'Espresso". Il taglio da un miliardo di euro? Sulla sanità si può risparmiare molto di più: c'è la possibilità di ridurre la spesa di ben dieci miliardi. Il ministro Beatrice Lorenzin in un'intervista a "L'Espresso" nel numero in edicola domani spiega i suoi piani. Parla di una task force del suo dicastero per intervenire sugli ospedali in crisi e sulle Regioni che sforano i bilanci e non garantisco i livelli essenziali di assistenza. "Ci sono reparti e ospedali nati per dare posti di lavoro, non soluzioni sanitarie. E bisogna smantellare quello che non serve".
Il ministro annuncia la riforma dell'Agenzia per il farmaco, che oggi è burocratica e inefficiente, e dovrà essere potenziata usando anche i finanziamenti di Big Pharma. Il tutto a partire dall'accordo con le Regioni, di cui si attende il rinnovo dal 2012: "Chiudiamo il Patto con le regioni sulla salute degli italiani entro i primi di maggio. E spero si comprenda che è l'ultima chance per le riforme. Il Servizio sanitario nazionale non ha tempo. Ci sono delle cose da fare subito" dichiara il ministro a "L'Espresso".
La questione chiave è la razionalizzazione che permetterà di risparmiare 10 miliardi da reinvestire nella sanità pubblica. "Non li trovo sotto i cavoli. Ma si possono recuperare intervenendo sui processi strutturali. Pensiamo soltanto alla digitalizzazione del Ssn: ci porterà un risparmio di 7 miliardi di euro perché elimina le inefficienze, e ogni inefficienza ha un costo. Come è accaduto per i costi standard: la Corte dei Conti ha detto che avrebbero portato un risparmio tra 3 e i 4 miliardi di euro. La stessa cosa accadrà con le centrali uniche di acquisto. E poi c'è tutto il tema degli appalti in essere: dovremo rinegoziare parte dei nostri debiti con i fornitori. E mettere mano alla gestione dei posti letto. Sono tutti interventi che ci faranno recuperare risorse. Se la macchina funziona, però". E accusa: se la macchina non funziona è perché sbagliano gli uomini, "se hai un bravo direttore, un ospedale funziona. E noi, come governo, non possiamo accettare che ci siano dei disservizi, mai risolti".
Il ministro riconosce inoltre che la legge 40 sulla fecondazione è un colabrodo e va cambiata. Poi, sui casi come lo scambio di embrioni al Pertini di Roma, conclude: "Il tema non può essere eluso: siamo un Servizio sanitario nazionale, e garantiamo assistenza e cura, i diritti alla salute e all'integrità delle persone. Ho chiesto al Lazio di accelerare tutte le procedure di accreditamento per rendere sicuri i centri secondo gli standard nazionali".
(Cds/ Dire)