Roma, 14 apr. - Il San Filippo Neri sarà accorpato al Sant'Andrea, secondo policlinico universitario della Sapienza. Oppure diventerà un presidio ospedaliero della RmE. In entrambi i casi perderà lo status di azienda ospedaliera autonoma (una delle tre nel Lazio, con il San Camillo e il San Giovanni). E, con lo status, perderà parte del suo budget. Se farà capo alla Asl, verrà svuotato delle Chirurgie maggiori, da quella oncologica alla vascolare, dalla Neurochirurgia alla Chirurgia plastica, centri di riferimento non solo regionali, insieme con la Radioterapia, la Cardiologia, l'Emodinamica e la Senologia.
Le due ipotesi sono previste nei Programmi operativi, le misure di attuazione del Piano di rientro, che gli uffici del commissario di governo alla Sanità regionale, il governatore Nicola Zingaretti, hanno preparato e consegnato ai ministeri dell'Economia e della Salute. Dal budget assegnato annualmente al San Filippo Neri dalla Regione verranno decurtati l'8 per cento di cui ha finora beneficiato in quanto azienda ospedaliera e i finanziamenti aggiuntivi per altre funzioni, da quella dell'Emergenza a quella del trattamento delle malattie rare. Si riaffaccia, insomma, l'ipotesi di declassare e alleggerire il San Filippo Neri, già adombrata nel 2007 con il primo Piano di rientro.
Ma i camici bianchi non ci stanno. E monta la rivolta tra le corsie dell'ospedale.
La Regione non sembra avere grandi spazi di manovra. Il quadrante urbano settentrionale ha un rapporto tra posti letto e residenti di sei ogni mille contro i 2,1 dell'area sud orientale. Bisogna allineare il Lazio allo standard di 3 degenze ogni mille abitanti. Quindi, ecco altri tagli, 848 posti letto, oltre ai tremila già eseguiti dal 2007. Metà sforbiciate al pubblico, metà al privato.
"La sanità regionale- commenta il chirurgo oncologo Giovanni Battista Grassi- deve subire altri tagli, ma questi devono essere ragionati, non lineari, come ha assicurato il presidente Zingaretti, la primavera scorsa, in visita al San Filippo Neri".
"Un paziente con un tumore allo stomaco, al cervello o con un aneurisma dell'aorta- argomenta- non va nell'ospedale sotto casa, sceglie un centro di eccellenza". "Il nostro- aggiunge il chirurgo vascolare, Nicola Mangialardi- è l'unico ospedale pubblico nell'area a nord di Roma: sarebbe un peccato distruggere gruppi di lavoro interdisciplinari altamente specializzati, decurtando risorse e mortificando esperienze acquisite negli anni". "Speriamo- ancora Grassi- che il presidente Zingaretti tenga fede alle promesse tagliando i rami secchi e preservando i centri dei quali si avvantaggiano i cittadini non solo del Lazio".
(Cds/ Dire)