Roma, 2 apr. - Articolo tratto da "La Repubblica". Solo arrivando al policlinico Tor Vergata si percepisce che c'è qualcosa che non va. Nel parcheggio riservato ai mezzi di soccorso ci sono ben quattro ambulanze posteggiate. "Sono ferme- ci spiegano- perché in ospedale non solo non ci sono letti a disposizione ma sono anche finite anche le barelle e le ambulanze non possono ripartire". Ieri al Pronto soccorso, verso l'una e mezza, tre pazienti giacevano sulle sdraiette blu in sala d'attesa. Moltissimi altri, invece, erano seduti su sedie, tante persone anziane, costrette ad aspettare per ore il loro turno, assistite solamente dai parenti. "Ho accompagnato mia madre, 89 anni, alle 10,30 per fare un'ecografia ma dopo quattro ore ancora nulla", si lamenta la signora Angela. La mamma, Itala, invalida al 100%, non nasconde l'angoscia. "Piange in continuazione- racconta la figlia- perché probabilmente ha un'ernia all'ombelico. ha bisogno di cure subito". Non lontano da loro c'è Maria, 26 anni, mamma di una bimba di appena un anno che giace sdraiata tra le sue braccia. "Ha la febbre alta, si è addormentata per la disperazione- dice-. Le hanno dato il codice bianco e i pediatri sono tutti occupati, così stiamo qui da stamattina alle 8,30. Ma se continua così la porto in un altro ospedale. Non è tollerabile che una bambina così piccola aspetti tutte queste ore per una visita". Anche Annamaria, figlia di una donna di 87 anni, dopo oltre quattro ore di attesa minaccia di portare la mamma in un altro pronto soccorso: "Tre anni fa ha avuto un ictus, ha l'alzheimer e da ieri (lunedì, ndr) le esce il sangue dal naso ed è confusa. Appena è arrivata l'hanno visitata ma ora è troppo che aspetta, così non si può stare".
Nella corsia davanti alle sale visita la situazione non migliora. Pazienti buttati sulle sdraie blu aspettano ammassati uno vicino all'altro, con i pochi infermieri costretti a dividersi tra decine di malati. "Il pronto soccorso potrebbe ospitare solamente 16 pazienti in attesa di ricovero, invece ogni giorno ce ne sono una media di 6070 con solamente due infermieri, il che significa che ogni infermiere deve gestirne tra i 30 e i 35 allo stesso tempo", racconta un operatore che preferisce rimanere anonimo. E quello di ieri non è un caso isolato. "Lunedì notte alle 2 c'erano ben 18 malati in attesa. Due notti fa un ragazzo arrivato con una piccola emorragia cerebrale dopo un incidente stradale è stato costretto ad aspettare seduto su una sedia perché erano finite le barelle- continua l'infermiere. "I pazienti sono abbandonati ovunque, spesso anche davanti le uscite di emergenza, sotto gli estintori, senza nessuna sicurezza".
Una situazione esplosiva che le organizzazioni sindacali del policlinico hanno denunciato più volte ma che "invece di migliorare peggiora". "Operiamo in condizioni disumane, facendo doppi turni di 14 o anche 17 ore, e non riusciamo a prenderci cura dei pazienti così come dovremmo. Oltre a dover subire spesso aggressioni da parte dei parenti dei malati rischiamo anche di sbagliare perché lavorando in una situazione del genere l'errore è dietro l'angolo". I sindacato sono dalla loro parte. "I risultati del policlinico sono garantiti solo dalla professionalità e dalla coscienza del personale- attacca Duccio Prosperi, dirigente sindacale Confsal Università-. Il policlinico può offrire più di cosa sta dando: mancano medici e infermieri ma con un po' di considerazione in più potremmo dare le risposte di cui il territorio ha bisogno".
(Cds/ Dire)