Roma, 19 nov. - Una cura dimagrante di almeno mille posti letto sui 2.99 circa previsti dal decreto dell'ex commissario Bondi. I nodi della sanita' laziale stanno pian piano venendo al pettine. Anche se per entrare nella fase operativa manca ancora un tassello, il piu' importante: la nomina del nuovo subcommissario che dovra' affiancare Nicola Zingaretti.
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e quello dell'Economia Fabrizio Saccomanni sembravano aver trovato la quadra sul lombardo Renato Botti, che vanta esperienze nell'assessorato della Regione Lombardia ma anche con Pierluigi Dacco' e con il San Raffaele di don Luigi Verze'. La Regione Lazio, invece, puntava su Tiziana Frittelli del San Giovanni Battista. La nomina di Botti era attesa per una decina di giorni fa, ma in consiglio dei Ministri ancora non e' approdata. Per il momento tutto fermo, con il sostanziale disaccordo tra Regione e Palazzo Chigi.
Il tavolo tecnico con i ministeri vigilanti la scorsa estate hanno bocciato la gestione del deficit sanitario del Lazio, non tanto sulla parte economica, quanto piu' su quella organizzativa. Le riconversioni dei 24 piccoli ospedali interessati dal decreto 80 vanno a rilento; cosi' come la riorganizzazione della rete ospedaliera, l'assistenza domiciliare, i posti di Rsa. Secondo quanto riferiscono fonti interne a via Cristoforo Colombo, la gestione commissariale si aspetterebbe una nuova bocciatura, ancora piu' sonora, al prossimo tavolo tecnico. "È tutto fermo, non va avanti nulla", riferiscono le stesse fonti, che raccontano di dissapori tra la direttrice della direzione regionale Salute e Integrazione sociosanitaria, Flori Degrassi e il responsabile della cabina di regia (cioe' l'organo politico voluto dal governatore-commissario Zingaretti) Alessio D'Amato.
"Aspettiamo il nuovo subcommissario. Quando arrivera' sara' lui a dover sbloccare la situazione", si bisbiglia al nono piano di via Cristoforo Colombo. Ma cosa dovra' fare il nuovo subcommissario? Attuare le direttive del governo e i tagli di Bondi. Si parla di 2.900 posti letto in esubero, che potrebbero aumentare se la legge di Stabilita' dovesse ritoccare al ribasso il rapporto posti letto/abitanti. Quindi via con le riconversioni dei 24 piccoli ospedali di provincia. Di certo, altri mille posti letto verranno 'recuperati' tagliando quattro piccoli di Roma: Eastman, Oftalmico, Cto, Nuovo Regina Margherita che diverranno poliambulatori. Piu' il Forlanini. Ma la scure dei tagli cadra' a pioggia anche sui grandi ospedali con la chiusura di interi reparti 'doppione', con Sant'Eugenio, San Giovanni Addolorata e San Filippo Neri che potrebbero pagare il prezzo piu' alto.
Nulla di nuovo. Un piano da lacrime e sangue noto gia' al crepuscolo della legislatura regionale di Renata Polverini. Tutta da verificare e' invece la tenuta sociosanitaria della Regione Lazio. Al momento una riorganizzazione del modello sanitario e' al di la' da venire. L'aumento delle addizionali regionali Irap e Irpef dell'1,6% in due anni (la finanziaria regionale approdera' alla Pisana entro fine anno) per garantire l'anticipo di cassa di 1,7 miliardi ottenuto dallo Stato per pagare i debiti con i fornitori sanitari (poco piu' di 900 milioni) e non sanitari (800 milioni) potrebbe poi stressare ancora di piu' il sistema.
C'e' poi la partita dei ticket. Nelle riunioni di staff Zingaretti ha piu' volte sottolineato che ci sono prestazioni per cui l'utente paga un ticket piu' alto del valore del singolo esame e, quindi, alla fine preferisce eseguirlo dai privati perche' costa meno. Di qui la necessita' di abbassare alcuni ticket, alzandone altri per arrivare a una riequilibratura.
Il tutto mentre la Regione dovra' nominare a breve i nuovi direttori generali di Asl e aziende ospedaliere. La selezione dei tecnici dell'Agenas incaricati da via Cristoforo Colombo e' giunta alla stretta finale: alla fine a Zingaretti verranno proposti 50 nominativi tra cui scegliere. Il governatore vorrebbe rinnovare tutti i manager, attingendo soprattutto da fuori regione. Ma- come denunciato dal capogruppo Pdl alla Pisana Luca Gramazio- "la Regione rischia una valanga di ricorsi".
Di tutti questi temi si parlera' nel Consiglio regionale straordinario sulla sanita' chiesto dall'opposizione. Nel frattempo, pero', resta irrisolto anche il nodo delle strutture religiose. Per il gruppo Idi-San Carlo si profila la seguente soluzione: l'Idi andra' al Bambino Gesu', il San Carlo all'Israelitico e Villa Paola all'Italian Hospital Group. I rispettivi managment dovranno ora presentare alla Regione i piani industriali con i livelli occupazionali delle. Ancora da definire gli aspetti finanziari.
Tutta da sbrogliare e' infine la matassa Fatebenefratelli Isola Tiberina. Il piano industriale presentato dalla proprieta' parla di 170 esuberi e chiusura di tre reparti, tra cui quello di salute mentale colpito da un incendio un anno fa. Un piano che alla Regione non va bene: D'Amato e Degrassi chiedono di ridurre i posti letto senza pero' tagliare i reparti ne' licenziare alcun dipendente pena la revoca dell'accreditamento. La Regione non indica pero' dove tagliare e propone di eliminare singoli posti letto a pioggia in ciascun reparto. Una soluzione non strutturale che non risolve pero' i problemi dell'ospedale dell'Isola Tiberina.
Da discutere poi la posizione del pronto soccorso, vista la vicinanza di quello del Santo Spirito, molto piu' costoso. Gli ospedali classificati costano infatti un terzo rispetto a quelli pubblici con prestazioni pero' piu' performanti. Dati di cui la centrale unica degli acquisti dovra' tener conto. C'e' poi la questione budget: il taglio retroattivo del 7% voluto da Bondi e' stato giudicato illegittimo dalla giustizia amministrativa, ma la Regione non ha ancora pagato le strutture interessate.
(Cds/ Dire)