Roma, 11 dic. - Nell'ultimo anno 5,5 milioni di famiglie hanno rinunciato o rimandato le cure dentarie, 4,7 milioni di famiglie hanno detto addio alle visite specialistiche e 2,9 milioni a diagnosi e analisi. L'Italia precipita nella crisi e a farne le spese e' sempre piu' la salute degli italiani. Che, anzi, rischiano di pagare pesantemente le mancate cure di oggi con uno stato di salute piu' precario domani.
A denunciare nuovamente quello che ormai tutti sappiamo, perche' lo paghiamo sulla nostra pelle, e' l'11° Rapporto Aiop (l'associazione delle cliniche private convenzionate col Sssn) "Ospedali & Salute", presentato a Roma.
Le ripercussioni dei tagli lineari. Una situazione gravissima, avverte l'Aiop. Che chiede di fermare l'ospedalita' 'finanziaria', quella cioe' fatta di flussi di risorse e di una spinta a ridurre la spesa che mettono all'angolo l'ospedalita' 'reale', quella costituita dai 14 milioni di pazienti che utilizzano annualmente i servizi, dai 650 mila addetti, dalle strutture diffuse sul territorio. E punta il dito contro una spending review fatta di tagli lineari e sottolinea la necessita' di "mantenere l'impegno del ministro della Salute di attivare una spending review interna al sistema, per liberare risorse che nel sistema debbono essere reinvestite", come ha sottolineato il presidente dell'Associazione Gabriele Pelissero.
Il peso sui pazienti. Il Rapporto si concentra soprattutto sugli effetti che le politiche sanitarie hanno rispetto ai pazienti e alle loro famiglie, indicando tre parole chiave in questo senso: stretta, rimbalzo, erosione che si riassumono nella stretta progressiva sul fronte dei pazienti con varie ripercussioni: la lievitazione dei ticket sanitari, pagati a fronte di visite e di prestazioni specialistiche presso gli ospedali pubblici che hanno raggiunto 1,465 miliardi nel 2012, con un incremento del 22,1% rispetto al 2009; aumento dei ticket sui farmaci comprensivo dello spread tra generici e branded che nel periodo 2009-2012 sono aumentati del 63,3%, raggiungendo la cifra di 1, 406 miliardi; incremento del 51,4% in un solo anno (tra il 2011 e il 2012) del ricorso a pagamento alle prestazioni intramoenia, valutate attraverso i ricavi dichiarati da parte degli ospedali pubblici; lievitazione delle addizionali Irpef regionali che, tra il 2009 e il 2012, sono cresciute con punte (in termini di numeri Indice: 2009 =100,0) del 123,0, del 136,0, del 145,0 fino a 177,0, con un peggioramento maggiore per i cittadini residenti nelle Regioni sottoposte a Piani di rientro dai deficit.
Le rinunce alle cure. Vicino all'appesantimento dal lato della spesa sostenuta dai pazienti e dalle loro famiglie esiste poi secondo il Rapporto l'appesantimento soggettivo. Quello cioe' della percezione del sovraccarico dell'assistenza che l'indagine sui care-giver ha illustrato tenendo conto del doppio onere derivante dall'assistenza prestata alla famiglia ristretta e parallelamente alla famiglia allargata, e dei comportamenti di 'rimando' o di rinuncia vera e propria rispetto alle prestazioni sanitarie e socioassistenziali. In questo senso secondo il Rapporto si deve tenere conto che: il 22,6% dei care-giver intervistati ha rimandato o ha rinunciato a cure dentarie per i membri della propria famiglia ristretta o allargata (5,5 milioni di famiglie coinvolte); il 19,5% ha dovuto a sua volta rimandare o rinunciare a visite specialistiche (4,7 milioni di famiglie); l'11,7% ha dovuto rimandare o rinunciare ad effettuare analisi di laboratorio(2,9 milioni di famiglie).
La percezione dei pazienti. A tutto questo il Rapporto aggiunge che circa il 50% degli stessi care-giver riconosce come si sia ridotta negli ultimi dodici mesi la copertura pubblica dei servizi sanitari e socioassistenziali oppure si sia dovuti ricorrere ad altri servizi a pagamento come per l'appunto le prestazioni intramoenia negli ospedali pubblici, oppure le prestazioni presso strutture private (tra il 9,1% e l'11,4% degli intervistati), con un evidente peggioramento nel Mezzogiorno rispetto al resto del Paese.
"Si e' in presenza- sottolinea il Rapporto- in questo caso di una lenta erosione del servizio pubblico nei fatti, frutto di un 'processo di rimbalzo', in base al quale si finisce col trasferire gli impegni e gli oneri derivanti dalla riduzione e/o dall'efficientamento delle strutture pubbliche sulle spalle dell'utente: e cio' avviene come diretta conseguenza della difficolta' di incidere in maniera significativa sulle inefficienze presenti nel sistema pubblico (sul piano delle stesse strutture, dell'organizzazione, del personale, dei servizi acquistati all'esterno)".
Il rapporto pubblico-privato. Due sono gli elementi di disagio illustrati nel Rapporto 2013. Il primo riguarda una situazione di 'sottotariffazione' delle prestazioni fornite dalle strutture private accreditate. L'entita' del fenomeno e' stata stimata- attraverso una simulazione ad hoc- tra il 15% e il 20% con un confronto alla pari con quanto ricevono le aziende ospedaliere pubbliche. Senza contare, sottolinea l'Aiop, l'applicazione di tetti, di regressioni tariffarie o di ritardo nei pagamenti da parte dei Sistemi sanitari regionali. E il rapporto ha verificato anche cosa potrebbe portare un sistema piu' equo di ripartizione della spesa attraverso la riduzione del tasso di inefficienza implicita.
Anche assumendo una riduzione parziale di questa inefficienza (secondo due ipotesi: riduzione del 50% oppure del 33% rispetto a oggi) il rapporto spiega che si potrebbe in teoria riassorbire il recupero della sottotariffazione da parte delle strutture private accreditate, con risparmio di spesa ospedaliera complessiva tra il 4,6% e il 9,0%. Il secondo elemento di disagio riguarda le modalita' 'inadeguate' di rendicontazione degli ospedali pubblici che rendono ancora oggi impossibile effettuare confronti e misurazione dei risultati al loro interno e tra queste e le strutture private accreditate.
(Cds/ Dire)