Roma, 5 dic. - Il caso. Gli ospedali a Roma dovranno tagliare altri 900 posti letto. Eppure, in un documento inviato dalla Regione a tutte le Asl si scrive nero su bianco che ci sono "condizioni di sovraffollamento dei pronto soccorso" che "costituiscono una condizione di rischio e si riflettono, negativamente, sull'intera gestione dell'emergenza, determinando, tra l'altro, il fenomeno del blocco delle ambulanze". Dunque: da una parte la Regione, per rispettare le indicazioni del tavolo di verifica del piano di rientro del debito sanitario deve ridurre i posti letto negli ospedali, dall'altra la stessa Regione deve prendere atto che i pazienti restano bloccati nei pronto soccorso perche' non ci sono posti letto per i ricoveri.
Il programma. Ieri l'agenzia Dire ha anticipato parte del piano che il 12 dicembre il Lazio dovra' portare all'incontro con i tecnici dei ministeri dell'Economia e della Salute. Si chiama 'Programma operativo 2013-2015' ed e' stato illustrato dalla cabina di regia della sanita' laziale ai sindacati.
Saranno tagliati 890 posti letto per rispettare il rapporto di 3 ogni mille abitanti. In sintesi: sono 630 ordinari e 260 in day hospital, soprattutto in Chirurgia e Medicina. Probabili trasformazioni in presidi territoriali per l'Eastman e il Nuovo Regina Margherita, mentre e' programmata l'apertura di 48 Case della salute (la riconversione dovrebbe riguardare Palombara Sabina, Zagarolo, Rocca Priora, Ariccia, Anzio, Sezze, Gaeta, Minturno, Amatrice, Ceccano, Ferentino, Arpino e Isola Liri).
C'e' da dire che la cura potrebbe essere meno dolorosa di quanto sembri: si andranno a toccare posti letto gia' non utilizzati e la crisi della sanita' religiosa in parte ha gia' prodotto delle limature (oggi incontro in Regione sulle difficolta' del Fatebenefratelli). Nel dettaglio la mappa dei tagli sara' pronta solo a marzo. Confermato poi che ci saranno le prime nomine entro Natale dei nuovo direttori generali (sostituiti, tra gli altri, Paone dell'Asl RmC, Bonavita della B, Bracciale del San Giovanni e De Santis dell'Ares 118).
Codici rossi. Mentre procede la riorganizzazione della rete ospedaliera (senza la quale il tavolo di verifica, il 12 dicembre, blocchera' il trasferimento di risorse al Lazio) resta l'emergenza dei pronto soccorso. E a denunciarlo non e' un sindacato o un'associazione dei consumatori. Ma la Regione stessa, con una circolare firmata dal direttore della sanita', Flori De Grassi, inviata a tutti i vertici delle Asl. In nove punti viene tracciato un piano per contrastare il fenomeno dei pazienti in barella anche per cinque notti.
Alcuni esempi: deve essere attivato un sistema di 'allarme sovraffollamento' che avverta quando in un determinato pronto soccorso "il numero di pazienti in attesa di ricovero supera del 10 per cento il numero dei presenti; la condizione di allarme dovra' essere comunicata dal responsabile del pronto soccorso alla direzione sanitaria, che diviene responsabile".
Altre misure del piano: il percorso clinico e la chiusura della cartella in pronto soccorso dovra' avvenire entro 12 ore per almeno il 95 per cento dei pazienti; dovra' esserci un sistema informativo che consenta ai pronto soccorso di visualizzare, in tempo reale, l'occupazione dei posti letto nei reparti; previsione di un 'facilitatore', una figura professionale che avra' il compito di vigilare su dimissioni e ricoveri.
(Cds/ Dire)