(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 26 mag. - Vivono in case famiglie o in strutture di accoglienza ma quando hanno raggiunto la maggiore eta' sono costretti ad abbandonarle e devono essere in grado di mantenersi economicamente. Sono i cosiddetti 'care leavers', un esercito di 3000 giovanissimi che non possono piu' beneficiare della cura, della protezione e della tutela garantite dall'accoglienza residenziale. E' quanto emerge dalla ricerca "Una risposta ai care leavers: occupabilita' e accesso ad un lavoro dignitoso", realizzata da SOS Villaggi dei Bambini, condotta in 10 diversi Paesi tra cui Austria, Croazia, Capo Verde, Spagna, Italia, Tunisia, Zimbabwe in collaborazione con il London University College. Lo studio e' stato presentato oggi in occasione del Festival dello Sviluppo Sostenibile di Roma. - L'indagine mette in luce gli ostacoli che questi ragazzi devono affrontare dal punto di vista, sociale, economico ed organizzativo per poter raggiungere l'indipendenza economica.
"Purtroppo la presa in carico e la responsabilita' del servizio pubblico cessa al compimento del 18simo anno di eta': si tratta, in pratica, di una transazione forzata verso l'eta' adulta che non tiene in nessun conto dei travagliati percorsi personali di questi ragazzi", ha dichiarato Roberta Capella, Direttore Generale SOS Villaggi dei Bambini. "In Italia non esiste una normativa specifica che si occupi dell'accompagnamento all'autonomia dei maggiorenni in uscita dei percorsi di accoglienza: l'unica deroga a questa norma e' l'applicazione di una disposizione (art. 25 R.D. 1404 risalente al 1934) che consente al Tribunale dei Minori di estendere, in alcuni casi, il sostegno e l'accompagnamento sociale fino al compimento del 21simo anno di eta'. Questa misura non viene di fatto piu' applicata nella maggior parte dei territori per mancanza di fondi. Questa mancanza si trasforma in un ritorno dei ragazzi nei servizi sociali per adulti". Secondo l'Eurostat la percentuale dei giovani, tra i 25 e i 34 anni che vivono ancora con i genitori e' del 50,6% (era al 44% nel 2011), quasi 22 punti in piu' rispetto alla media europea (dietro solo alla Grecia con il 53,4%). Nel nostro Paese, i giovani non lasciano la famiglia di origine prima dei 30 anni. Ai care leavers, invece, viene chiesto di essere autonomi e indipendenti a 18 anni.
Gli ultimi dati disponibili, pubblicati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e relativi all'anno 2012, parlano di 28.449 minorenni che vivono fuori famiglia in Italia, la meta' dei quali in affido familiare mentre la restante meta' in comunita' di accoglienza o in case famiglia. Inoltre ogni anno nel nostro Paese si investono oltre 500 milioni di euro per far fronte a tutte le spese relative al mantenimento e alla cura dei bambini e ragazzi che vivono presso le diverse comunita' di accoglienza. "E' come se avessi un ultimatum, perche' il mio progetto finisce obbligatoriamente a 18 anni e da li' iniziano i problemi", spiega nel rapporto Fabio, 21 anni. "A 18 anni e' troppo presto per cavarsela da soli", continua un altro care leavers, "per far uscire un giovane dalla comunita' in cui ha vissuto bisogna almeno aspettare che finisca la scuola e che abbia un lavoro. Inoltre, per cercare casa e lavoro, ed imparare a gestire correttamente il denaro, serve ancora l'aiuto degli educatori perche' da soli non possiamo farcela". Per l'Autorita' Garante per l'infanzia e l'adolescenza Filomena Albano, "l'indipendenza economica e lavorativa emerge come l'istanza piu' urgente per questi ragazzi che non possono contare sul sostegno familiare. L'ascolto dei ragazzi, anche in questa occasione, e' lo strumento piu' importante per avvicinare il piano della enunciazione dei loro diritti con quello della loro applicazione pratica".
(www.redattoresociale.it) (Red/ Dire)