Roma, 5 mar. - "Le mie due storie dimostrano che cio' che e' successo una volta puo' succedere di nuovo. Per questo bisogna combattere, soprattutto contro due cose: il silenzio e l'odio".
Non si stanca di ripetere queste parole, Vera Vigevani Jarach, e ogni volta le pronuncia con la stessa intensita'. Nata a Milano 92 anni fa, scrittrice e giornalista, Vigevani e' uno dei volti piu' rappresentativi delle 'Madres de Plaza de Mayo', organizzazione che da oltre 40 anni si batte per la verita' su migliaia di giovani scomparsi durante la dittatura militare argentina a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta.
La sua vita e' un ponte tra due ferite del ventesimo secolo. La figlia Franca, a soli 18 anni, fu rapita e uccisa dai militari della dittatura. Ma in Argentina Vigevani era finita a causa di un'altra persecuzione: quella delle leggi razziali e del nazismo. Il nonno, che decise di rimanere in Italia, venne deportato e perse la vita nel campo di concentramento di Auschwitz.
Intervistata dall'agenzia Dire nella tappa romana di un viaggio che l'ha portata in diverse citta' italiane, pero', Vigevani vuole parlare soprattutto di futuro: "Sono tante - dice - le sfide che ci troviamo ad affrontare: la guerra, l'odio, la rinascita del fascismo e il genocidio dei migranti, che sono i nuovi desaparecidos".
Ci sono poi diversi temi che, secondo la 'Madre de Plaza de Mayo', non vengono ancora compresi in modo adeguato dalla popolazione, su tutti la crisi del lavoro nel mondo globalizzato: "E' a rischio la dignita' dei lavoratori, che sempre di piu' vengono scartati dal mercato e non sono tutelati" dice. "Per fare dei passi avanti in questo senso, bisogna sperimentare, fare qualcosa di nuovo". Per Vigevani, i primi a cambiare devono essere i sindacati: "Devono imparare a coinvolgere i giovani.
C'e' tutta una vecchia generazione - sottolinea la militante - che utilizza metodi obsoleti, inadatti a far fronte a questa crisi".
(Red/ Dire)