(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 28 mag. - "Tutelare i diritti delle persone private della liberta' e' fondamentale per difendere lo stato di diritto di un Paese intero e soprattutto per proteggere le vittime dei reati. A un governo populista come il nostro, pero', questo non interessa: l'unico obiettivo e' trovare un nemico in un momento di crisi. E chi meglio degli affiliati alle bande criminali in carcere, che gia' sono detestati dalla popolazione a causa dellle loro violenze?". A parlare con l'agenzia Dire e' Arnau Baulenas Bardia. Avvocato, e' coordinatore degli Studi per i diritti umani della Universidad Centroamericana Jose' Simeon Canas (Uca), un istituto gesuita tra i piu' prestigiosi e impegnati socialmente a El Salvador.
L'intervista si tiene mentre il Paese centroamericano entra nel terzo mese di stato d'emergenza, imposto dal governo del presidente Nayib Bukele il 20 marzo per contenere la diffusione del Covid-19 nel Paese.
Tra i provvedimenti che in queste ultime nove settimane hanno attirato critiche e anche l'attenzione della comunita' internazionale ci sono quelli legati alla gestione delle carceri. A fine aprile un incremento nel numero di omicidi registati soprattutto nella capitale San Salvador ha portato a una stretta sui detenuti. "La risposta del governo - dice l'avvocato - e' stata applicare drastiche misure di controllo a circa 16.000 persone detenute in numerosi istituti penitenziari, presunte affiliate delle bande criminali da cui sarebbero partiti gli ordini per le uccisioni".
Secondo Bardia, la misura "e' stata non solo sproporzionata, ma anche priva di qualsiasi logica". "Bisogna verificare tramite indagini il legame tra queste persone e gli omicidi avvenuti all'esterno delle prigioni" sottolinea l'avvocato. "Non si puo' penalizzare un numero cosi' alto di persone per delle supposizioni".
Bardia sottolinea che il punto della questione non e' giuridico, ma di strategia politica. "Bukele ha identificato negli esponenti delle bande il nemico pubblico da utilizzare per coprire una fatto chiaro" denuncia l'avvocato: "Il suo governo non ha la minima idea di come gestire la pandemia".
L'esperto dell'ateneo gesuita specifica che le violenze delle bande criminali - che a El Salvador vengono chiamate 'mara' e sono principalmente due, la 'Mara Salvatrucha' e la 'Barrio 18', quest'ultima divisa in due gruppi: 'Los surenos' e 'Los revolucionarios' - sono reali e hanno creato "un enorme danno" al Paese". Rispettare anche i loro diritti e' per Bardia il miglior modo per "proteggerne le vittime": per questo motivo l'Istituto dei diritti umani della Uca "intende presentare la prossima settimana una richiesta di habeas corpus per tutti i carcerati che hanno ricevuto un trattamento inumano durante la pandemia".
Non solo diritti violati, pero'. Nelle passate settimane, sul suo profilo Twitter, Bukele ha invitato la polizia a "fare uso della forza letale per eliminare le minacce". Bardia sottolinea che indicazioni del genere "non sono di pertinenza del capo dello Stato" e "non possono essere date sui social". Ma il messaggio di Bukele potrebbe essere comunque passato. "Il presidente ha voluto dare carta bianca a militari e polizia" spiega l'avvocato, che aggiunge: "Questo e' gia' successo nel passato recente del Paese e ha portato solo a un incremento delle esecuzioni extra-giudiziarie".
Bardia dice che i numeri che possono far capire se questo si stia verificando anche adesso non sono pubblici, ma che le indicazioni in questo senso non mancano. "Alcune settimane fa in una prigione di una localita' nel centro del Paese un ragazzo e' deceduto, ufficialmente a causa del Covid-19" riferisce l'avvocato. "Sul suo corpo la famiglia ha trovato pero' evidenti segni di violenze, pensiamo che potrebbe non essere un caso isolato".
(Red/ Dire)