Roma, 26 set. - "In Yemen la situazione resta catastrofica, e in ogni area del Paese. La gente non ce la fa piu': la maggior parte non ha l'acqua potabile, l'elettricita', il cibo. Molte famiglie non riescono a garantire neanche un pasto al giorno, perche' non ha il denaro per acquistarlo: la spesa quotidiana e' aumentata del 60 per cento. In pochi hanno un lavoro e a tanti non rimane che vendere i gioielli. Tanti negozi sono costretti a chiudere". A descrivere questa situazione alla 'Dire' e' Nathalie Bekdache, portavoce della Croce Rossa a Sana'a, in Yemen. Un Paese in cui la guerra prosegue da ormai quasi cinque anni, e che ha costretto "l'80 per cento della popolazione in emergenza umanitaria", come evidenzia la referente di Croce Rossa, una delle ultime organizzazioni umanitarie che ha mantenuto i propri presidi nel Paese.
Ma a fronte di una nazione devastata, la tensione tra i belligeranti non sembra destinata a ridursi, anzi: e' di queste ore la notizia secondo cui i ribelli houthi hanno minacciato di bombardare Dubai, Abu Dhabi e altre localita' negli Emirati, il principale Paese che con l'Arabia Saudita guida la coalizione militare intervenuta per combattere l'insurrezione degli houthi.
Secondo il portavoce delle forze ribelli, Yahya Saria, gli armamenti in dotazione avrebbero gittata necessaria per raggiungere una dozzina di obiettivi negli Emirati. Una minaccia che arriva qualche giorno dopo un attacco all'impianto petrolifero saudita piu' grande del mondo, condotto con droni armati. I ribelli, che riceverebbero il sostegno dell'Iran, rivendicano quell'aggressione. Ma secondo l'Arabia Saudita non e' plausibile che i droni siano partiti dal suolo yemenita e le rivendicazioni dei ribelli servirebbero a coprire le responsabilita' di Teheran.
A complicare il quadro, un report delle Nazioni Unite, che denuncia aiuti militari a Riad da parte di Francia, Regno Unito e Stati Uniti, che trova conferme anche in alcune inchieste giornalistiche.
Intanto, i 22 milioni di abitanti dello Yemen continuano a patire le conseguenze del conflitto. "Oltre due milioni di bambini non vanno piu' a scuola e molti devono lavorare per aiutare le famiglie" denuncia la portavoce di Croce Rossa, convinta che l'emergenza sanitaria sia la sfida principale. "Il 75 per cento della popolazione - avverte Bekdache - non ha accesso ai servizi medico-sanitari", mentre nel Paese, a causa del blocco delle frontiere imposto dalla coalizione a guida saudita, "riesce a entrare meno del 30 per cento di farmaci e materiali medici di cui si ha un disperato bisogno".
Secondo la portavoce, coloro che avrebbero necessita' di cure specialistiche "non possono andare all'estero". L'organizzazione internazionale deve agire quindi su piu' fronti: "Sosteniamo nove ospedali, sparsi su tutto il territorio, oltre a 23 centri sanitari di prima assistenza". Per frenare l'epidemia di colera che ha fatto registrare 72mila casi sospetti, aggiunge Bekdache, "implementiamo programmi igienico-sanitari", fondamentali laddove manca l'acqua potabile.
Non ultimo, le aggressioni contro i centri abitati e le ifnrastrutture civili: "Le parti devono tutelare la popolazione" sottolinea la responsabile, che in conclusione lancia un appello: "Bombardare oggi significa creare conseguenze che peseranno per anni sulla popolazione e il Paese. Le persone hanno bisogno di tempo per guarire. Non possiamo confermare le responsabilita' degli schieramenti nei diversi attacchi, ma sollecitiamo il rispetto delle convenzioni internazionali sulla tutela dei civili intrappolati nei conflitti".
(Red/ Dire)