Roma, 12 set. - Amnesty International India ha lanciato la campagna #LetKashmirSpeak per porre fine al prolungato blackout delle comunicazioni nello stato di Jammu e Kashmir deciso dal governo centrale indiano. "Il blackout va avanti ormai da un mese e sta avendo un grave impatto sulla vita quotidiana della popolazione del Kashmir, sulla salute fisica e mentale, sull'accesso a cure mediche e ad altri servizi primari e di emergenza", ha dichiarato Aakar Patel, direttore di Amnesty International India.
Sebbene sia stato annunciato il ripristino delle linee telefoniche terrestri, l'obsolescenza di questo servizio facilitera' ben poco le comunicazioni per gli otto milioni di abitanti del Kashmir. "Se in molti distretti del Jammu la situazione sta migliorando, la maggior parte del Kashmir e' ancora sottoposta a un forte blackout delle comunicazioni.
Privare un'intera popolazione del suo diritto alla liberta' di espressione, di opinione e di movimento per un periodo di tempo indeterminato- ha proseguito il dirigente- e' come riportare indietro la regione di secoli. Da un mese a questa parte il governo indiano continua a dire che va tutto bene, ma non abbiamo sentito nessuna voce di conferma dal Kashmir. Questo e' il segnale che non va tutto bene. Facciamo parlare il Kashmir", ha aggiunto Patel.
Amnesty International India riconosce che il governo possa avere legittimi problemi di sicurezza tali da giustificare, in determinate circostanze, limitazioni ragionevoli alla liberta' di espressione.
Ma il blackout delle comunicazioni in corso "non e' compatibile coi criteri di necessita', proporzionalita' e legittimita' stabiliti dall'articolo 19 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui l'India e' stato parte".
Il blackout secondo la ong sta privando l'intera popolazione del Kashmir del diritto alla liberta' di espressione e di opinione e dell'accesso alle informazioni: si tratta "di una forma di punizione collettiva nei confronti di otto milioni di persone". Accusa ancora Amnesty: "La mancanza di trasparenza nei criteri usati per interrompere tutti i servizi di comunicazione e sui meccanismi disponibili per contestare la legittimita' di tali provvedimenti pone l'India in chiara violazione dei suoi obblighi internazionali". Amnesty riferisce quindi "le poche notizie che trapelano: servizi di medicina d'emergenza non presidiati, arresti di massa, rastrellamenti notturni di bambini e giovani, torture e uso di proiettili di gomma e pallini da caccia contro i manifestanti".
A inizo agosto, il governo di new Delhi ha revocato l'autonomia allo stato di Jammu e Kashmir, determinando una situazione di forte tensione.
(Red/ Dire)