Roma, 11 set. - In un discorso alla nazione, il presidente del Camerun Paul Biya ha convocato il dialogo nazionale per porre fine alle tensioni coi gruppi separatisti nelle regioni a maggioranza anglofona nell'ovest del Paese.
Biya, da oltre tre decenni al potere, ha dichiarato che i colloqui dovranno coinvolgere "tutte le componenti della societa'", compresi i rappresentanti dell'esercito, dei gruppi armati e dei famigliari delle vittime - oltre 2mila dallo scoppio della crisi. I lavori saranno presieduti dal primo ministro Joseph Dion Ngute', originario della zona anglofona, come il presidente ha tenuto a sottolineare. "Il futuro dei nostri connazionali delle regioni anglofone- ha aggiunto Biya- e' in seno alla Repubblica. Il Camerun restera' uno e indivisibile".
Quello di ieri sera era un passo atteso, e proposto gia' da piu' parti: ci avevano provato a fine agosto di un anno fa i leader religiosi, e anche le opposizioni quest'anno hanno invocato a piu' riprese il confronto. Ma mentre aumentano le violenze tra esercito e movimenti armati separatisti nelle regioni di Nord-ovest e Sud-ovest, sembra crescere anche la pressione sui movimenti politici: forti reazioni ha suscitato l'arresto dei leader del primo partito anglofono.
La crescente instabilita' - che e' costata al Camerun anche la possibilita' di ospitare la Coppa d'Africa - ha spinto vari attori internazionali, tra cui anche le Nazioni Unite, a suggerire il dialogo, paventando il rischio di una guerra civile.
Ma Biya ieri ha criticato gli interventi esterni, colpevoli di "far propria la propaganda secessionista", che poggia sulla tesi della " presunta discriminazione subita dagli anglofoni". Il capo dello Stato ha chiarito che la maggioranza francofona non marginalizza ne' perseguita le regioni in cui si parla l'inglese, una divisione ereditata dal passato coloniale.
Biya ha inoltre definito "ridicole" anche le accuse di genocidio mosse da vari osservatori. Se fino ad oggi non era stato ancora convocato il dialogo politico, ha spiegato, e' perche' non era chiara la controparte da convocare.
(Red/ Dire)