Roma, 24 ott. - "Abbiamo il diritto ad avere quanto ci e' dovuto, dopo anni di duro lavoro per realizzare i capi Uniqlo. Il rifiuto di pagarci e' paragonabile a un furto". Nurhayat, vice-presidente del sindacato indonesiano 'Fspmi' denuncia in una nota la situazione di migliaia di lavoratrici e lavoratori che si sono ritrovati senza lavoro all'improvviso, senza alcuna indennita' di disoccupazione e dopo anni di straordinari forzati e diritti negati.
A ricostruire la vicenda, in italiano, sono gli attivisti della campagna 'Abiti puliti': "Nell'aprile 2015, due stabilimenti indonesiani a Cikupa e Majalengka chiudono i battenti dalla sera alla mattina senza pagare ai loro operai, per lo piu' donne, le indennita' di licenziamento obbligatorie per legge e diversi mesi di salario" si legge nel comunicato. "Le chiusure sono avvenute dopo la bancarotta causata dal ritiro delle commesse da parte dei principali acquirenti, in particolare Uniqlo" spiegano ancora da 'Abiti puliti', ma gli operai della 'Jaba Garmindo' sarebbero rimasti all'oscuro del problema, fino a quando la notizia non e' arrivata dai media.
"I documenti ottenuti dai lavoratori dimostrano come Uniqlo e s. Oliver fossero gli acquirenti piu' significativi negli anni precedenti alla chiusura- prosegue il comunicato- oltre il 50% del volume di produzione della fabbrica nel 2014 era su loro commissione". Secondo la nota, l'arrivo del marchio "ha portato con se' obiettivi esorbitanti, straordinari forzati e pressione sui lavoratori. Gli atti giudiziari della procedura fallimentare citano le pratiche commerciali degli acquirenti come un fattore significativo per la chiusura degli stabilimenti".
Come marchi affiliati alla 'Fair Labour Association (Fla)', Uniqlo e s. Oliver sono tenute ad aderire al 'Codice di Condotta' che stabilisce chiaramente che essi debbano garantire che i loro fornitori salvaguardino i diritti dei lavoratori ai sensi delle leggi nazionali e internazionali sul lavoro e sulla sicurezza sociale.
Dalla chiusura dello stabilimento, i 2.000 lavoratori e lavoratrici della Jaba Garmindo hanno chiesto a Uniqlo e s.Oliver di pagare i 5,5 milioni di dollari dovuti a titolo di indennita' di licenziamento. Poiche' i procedimenti legali sono chiusi, i lavoratori ora si sono rivolti alla 'Fla' come uno degli ultimi meccanismi di accesso ai risarcimenti, con una denuncia indirizzata alla tedesca S. Oliver e alla giapponese 'Fast retailing', che detiene il marchio Uniqlo.
(Red/ Dire)