Roma, 17 ott. - "Stiamo dicendo al mondo che i popoli originari esistono; vogliamo essere i loro migliori alleati nella lotta per i diritti": cosi' monsignor Jonny Eduardo Reyes Sequera, venezuelano, vicario apostolico di Puerto Ayacucho, intervistato dall'agenzia Dire a margine del Sinodo per l'Amazzonia.
Secondo il religioso, della congregazione dei salesiani, l'assise vaticana in corso fino al 27 ottobre ha il compito di dar seguito e rafforzare il dialogo che ha gia' caratterizzato gli incontri preparatori in America Latina. "Sono state esperienze belle, grazie alle quali abbiamo potuto ascoltare la gente provando a capire sentimenti e preoccupazioni" sottolinea monsignor Reyes in merito agli appuntamenti promossi dalla Red eclesial panamazónica (Repam). L'impegno dei vescovi, ora, sarebbe farsi portatori di quelle voci e quelle istanze: "Qui in Vaticano dobbiamo essere i rappresentanti dei sogni di chi non e' mai stato ascoltato, e' sempre stato messo da parte e ha sempre sofferto".
In primo piano nell'intervista anche i problemi specifici di Puerto Ayacucho, un territorio esteso su 184mila chilometri quadrati al confine con il Brasile e soprattutto la Colombia.
"Tra le sfide principali ci sono la tutela dell'ambiente dallo sfruttamento minerario ma anche la violenza dei gruppi guerriglieri e la crisi dell'economia" dice monsignor Reyes. Il vicario apostolico non le cita ma il riferimento sembra a unita' legate alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), segnalate gia' anni fa nell'area di Puerto Ayacucho per le attivita' di estrazione dell'oro.
L'altro tema sono le conseguenze sociali dello scontro tra il governo "bolivariano" del presidente Nicolas Maduro e le opposizioni schierate con Juan Guaidó. "Mancano medicinali e cibo" denuncia monsignor Reyes: "Come Chiesa dobbiamo farci portavoce anche rispetto a queste difficolta', comprendendo al meglio il compito che possiamo assolvere".
(Red/ Dire)