Roma, 11 nov. - "La situazione continua a essere difficile. La contaminazione del petrolio ha investito tutte le coste del Nordest brasiliano e soprattutto la zona di Recife, nello Stato del Pernambuco.
Secondo gli esperti, ci vorranno vent'anni perche' l'ecosistema venga ricostruito". Lo spiega al 'Sir', interpellato sull'emergenza ambientale causata dallo sversamento in mare di petrolio al largo delle coste brasiliane, Thiago Almeida, referente della campagna Clima ed energia di Greenpeace Brasile.
L'inquinamento, avverte l'attivista, "riguarda l'intero ecosistema e i danni sono incalcolabili, la preoccupazione in questo momento e' soprattutto per la popolazione piu' vulnerabile, per i piccoli pescatori che hanno perso il loro sostentamento e l'unico modo di avere delle risorse economiche. È una cosa che va avanti da fine settembre. La biodiversita' del mare e' compromessa, a partire dalla riproduzione dei pesci".
Pur elogiando l'opera dei tanti volontari, Almeida fa notare che dalle autorita' competenti mancano ancora risposte, sia sulle cause sia sulla gestione dell'emergenza: "Per quanto riguarda la causa di questa tragedia ecologica, si era detto che essa fosse stata causata da una petroliera greca. Ma non ci sono state conferme, in realta' non sappiamo ancora nulla. Ma, anche ammettendo che si sia trattato di un incidente, di una fatalita', la risposta delle autorita' e' stata inadeguata. Non hanno fatto nulla per gli incendi in Amazzonia, non hanno fatto nulla per l'inquinamento del mare e delle coste, l'azione e' partita con grande ritardo". In realta', conclude il referente di Greenpeace, "in generale quella di Bolsonaro puo' essere considerata un'agenda anti-ambientale".
(Red/ Dire)