Roma, 7 nov. - In Tanzania agenti di polizia sono entrati nel campo profughi di Nduta, nell'ovest del Paese, e hanno smantellato i banchetti del mercato interno. Lo hanno denunciato i residenti del campo, in larga parte di nazionalita' burundese.
L'ordinanza era stata emessa giorni fa, dopo che il governo di Dar Es-Salaam aveva stretto con il governo del Burundi un accordo per rimpatriare forzosamente i 200mila burundesi presenti sul proprio territorio.
Quell'accordo poi e' stato ritirato, dopo le proteste dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), secondo cui in Burundi non esistono ancora garanzie di sicurezza adeguate.
L'ordinanza delle autorita' di chiudere i mercati nei campi profughi secondo i residenti sarebbe un tentativo per privare i rifugiati di una delle poche fonte di guadagno possibili, costringendo le famiglie ad accettare il rimpatrio.
"Non sappiamo come faremo a sopravvivere. Viviamo di piccoli commerci, vendendo e comprando quel poco che riusciamo a racimolare. Le autorita' stanno facendo questo per spingerci a tornare a casa" ha detto alla 'Bbc' uno dei residenti.
Non e' la prima volta che gli agenti della sicurezza fanno irruzione nei campi profughi burundesi. Contattata dall'emittente britannica, la rappresentante regionale dell'Unhcr, Dana Hughes, non e' stata in grado di confermare i raid degli ultimi giorni ma ha commentato: "Non sarebbero una novita'".
I burundesi avevano iniziato a riversarsi nella regione occidentale della Tanzania a partire dal 2015, quando il governo di Bujumbura aveva avviato la repressione dei movimenti di opposizione che contestavano la costituzionalita' di un terzo mandato di Pierre Nkurunziza alla presidenza. Dar Es-Salaam ha quindi accordato loro lo status di rifugiati.
(Red/ Dire)