Roma, 7 mar. - "Per me, questi non sono negoziati di pace, ma al massimo dialoghi preparatori. Nessuna delle concertazioni ha coinvolto, fino ad ora, le donne. Nessuno dei partecipanti di alto livello ha veramente discusso con le persone che rappresenta, prima di andare al tavolo". Lo afferma Mary Akrami Sahak, direttrice dello 'Afghan women network (Awn)', in una dichiarazione diffusa in inglese dall'ong 'Cordaid' a proposito del negoziato in corso tra i rappresentanti degli Stati Uniti e quelli dei talebani, ma senza quelli del governo di Ashraf Ghani. Gli incontri sono ricominciati sabato a Doha, dopo uno stop di due giorni.
L'obiettivo, da parte talebana, e' di arrivare al ritiro di tutte le forze straniere nel Paese e, per gli statunitensi, di ottenere un cessate-il-fuoco dal gruppo islamista ed evitare che il territorio afghano venga usato per attacchi contro gli Usa.
Le donne, pero', non ci stanno: "Con la fine del regime talebano del periodo 1996-2001, le afghane sono uscite dal buio- afferma Sahak- prima, potevano a malapena lasciare le loro case. Oggi, possiamo camminare libere, senza burqa e senza scorta, in tutto il Paese. Prima, non esisteva una sola scuola per ragazze. Oggi oltre 250mila giovani vanno nelle scuole private e nelle universita', milioni frequentano le scuole pubbliche". Anche in altri ambiti, come quello della partecipazione politica, le donne hanno ottenuto un ruolo piu' importante rispetto al passato.
"Nelle aree controllate dai talebani- affermano, tuttavia, dal 'Network'- le scuole femminili devono riaprire".
L'organizzazione invita tutte le afghane a radunarsi a Kabul questa settimana, con "un messaggio per tutti gli uomini d'Afghanistan": "noi donne non torneremo indietro. E chiediamo a tutte le donne del mondo di sostenerci".
(Red/ Dire)