Roma, 23 mag. - "In questa prima edizione di una fiera dedicata al rapporto tra profit e no profit nella cooperazione internazionale, buona la partenza ma si poteva fare di meglio". A fare un bilancio della prima edizione di Exco e' Silvia Stilli, presidente di Aoi, l'Associazione delle Ong Italiane. Oggi alla Nuova Fiera di Roma si chiude l'ultima delle tre giornate dedicate all'esposizione internazionale organizzata dal ministero degli Affari esteri, dall'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) e da varie agenzie Onu.
Secondo la presidente di Aoi - piattaforma che riunisce oltre ong italiane - Exco non sarebbe riuscita "a coinvolgere sufficientemente il privato". Questo, d'altronde, riflette il fatto che piu' in generale "l'Italia fatica a coinvolgere di piu' le Piccole e medie imprese". Stilli conferma questa idea a partire da un dato raccolto assieme ad altre associazioni: "le imprese straniere hanno cercato di incontrare quelle italiane attraverso il b2b, la piattaforma messa a disposizione qui ad Exco. E con noi organizzazioni non governative, hanno lamentato proprio questa difficolta' ad entrare in relazione con le nostre aziende".
Per il resto, dichiara Stilli, "molto interessanti i panel in programma". Positivo anche il fatto che sia stato affrontato il tema della finanza e del blending, ossia la pratica di impiegare fondi provenienti dal pubblico come dal privato anche in progetti di cooperazione internazionale. Quest'ultimo per Silvia Stilli "e' certamente uno dei temi del futuro del settore".
Quanto alla provenienza degli attori stranieri, "C'e' molta Africa" dice la presidente di Aoi, che aggiunge: "Ci sono anche vari Paesi dell'America Latina, ma soprattutto dell'Africa e questo significa che il Continente a sud guarda all'Italia come partner complessivo: dalle ong, ai fondi istituzionali, alle fondazioni, al privato. E questo e' cio' su cui bisognera' investire nella prossima edizione". Ma l'Italia invece, guarda all'Africa? "Si'- risponde Stilli- noi lo facciamo dal punto di vista del sociale, dei diritti e della democrazia. Le imprese, se coinvolte adeguatamente, lo fanno a loro volta, anche se il timore e' la sicurezza, la paura di investire in situazioni non controllabili e quindi, di rimetterci economicamente".
(Red/ Dire)