Roma, 23 mag. - "Siamo nella Repubblica Centrafricana dal 1974 ma questo progetto nasce da un episodio eccezionale, l'apertura del Giubileo della misericordia e gli incontri del Papa a Bangui con le fazioni per ottenere una tregua": cosi' Claudio Ceravolo, presidente della fondazione Coopi.
Un riferimento, il suo, nel corso di una conferenza alla Fao, a un'iniziativa di sostegno a giovani e comunita' colpite dal conflitto civile divampato tra il 2012 e il 2013.
"Il 29 novembre 2015 Francesco apri' la Porta santa e inauguro' il Giubileo" ha ricordato Ceravolo: "Quella visita, con l'incontro del Papa con le fazioni che si combattevano tra loro e l'impegno per una tregua di sette mesi, si e' rivelata uno spartiacque".
Secondo il presidente della fondazione, "dall'inizio del conflitto a oggi Coopi ha effettuato 45 interventi agricoli e per la sicurezza alimentare in diverse regioni della Repubblica Centrafricana".
Il progetto nato dopo la visita del Papa e' in corso nella missione del Mont Carmel, alle porte di Bangui. Circa 500 i beneficiari diretti di un programma di formazione che intende favorire l'inserimento socio-economico dei giovani colpiti dal conflitto. Gli ambiti vanno dall'avicoltura all'allevamento delle mucche, dall'orticoltura alle produzioni legate all'olio di palmisto. Cruciali l'alleanza con l'Organizzazione dell'Onu per l'agricoltura e l'alimentazione (Fao) e il contributo, finanziario e non solo, dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).
Il progetto e' poi sostenuto dalla fondazione di Muhammad Yunus, premio Nobel della pace per il microcredito e le "banche dei poveri", oggi a Roma ospite della conferenza alla Fao.
Al Mont Carmel la speranza e' che, dopo la prima fase di formazione e specializzazione, sia possibile selezionare 25 startup in grado di garantire sussistenza e autonomia alle comunita' piu' vulnerabili.
Secondo Ceravolo, "la costruzione della pace deve passare attraverso interventi di sicurezza alimentare". Il contesto di instabilita' confermerebbe l'urgenza. Secondo dati dell'Ufficio dell'Onu per il coordinamento dell'assistenza umanitaria, a fine marzo a causa degli scontri tra gruppi armati e comunita' gli sfollati interni nella Repubblica Centrafricana restano oltre 621mila. "Si tratta - ha sottolineato il presidente di Coopi - perlopiu' di persone che hanno abbandonato le attivita' agricole".
(Red/ Dire)