Roma, 18 lug. - Ben 891 tra accademici, giornalisti, attivisti, politici e intellettuali curdi hanno siglato una lettera per denunciare a livello internazionale "la campagna militare di aggressione e occupazione condotta dalla Turchia contro il Kurdistan iracheno", che starebbe avvenendo "nel completo silenzio della comunita' internazionale".
Nel testo, diffuso dall'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia (Uiki) si legge che alla base di questi attacchi, c'e' "la scusa di voler colpire il Partito dei lavori curdo", il Pkk, considerato da Ankara un movimento terrorista. "Sebbene non sia la prima volta che le forze turche colpiscono la regione curda in Iraq - scrivono i firmatari - questa volta l'operazione di aggressione viene condotta su vasta scala", attraverso l'uso di armamenti pesanti che causano cosi' "morti, feriti e la distruzione di abitazioni, edifici e infrastrutture di sussistenza, in una regione in cui vivono migliaia di persone".
Preoccupante anche il fatto che tutto questo "avviene nonostante le ripetute richieste all'esercito della Turchia da parte del parlamento iracheno e del parlamento della regione del Kurdistan di ritirarsi dal nord dell'Iraq". I firmatari ricordano anche "la consegna al Parlamento del Kurdistan di una petizione firmata da 500mila persone della regione del Kurdistan, in cui questi attacchi vengono condannati".
Pericoloso anche il silenzio della comunita' internazionale, secondo i responsabili, perche' "apre la strada a una escalation di attacchi mortali nella regione".
A fine giugno, stando ai media internazionali, i raid turchi avrebbero causato la morte di almeno otto civili e il ferimento di oltre dieci persone.
(Red/ Dire)