Roma, 13 giu. - "Negli ultimi dieci-venti anni land grabbing, water grabbing e concentrazione della proprieta' terriera hanno prodotto disuguaglianze economiche e sociali inaccettabili, come sfruttamento, poverta', fame e migrazioni forzate. Cio' e' avvenuto in tutti i Paesi, anche nei Paesi predatori, non solo in quelli predati". Lo ha denunciato la professoressa Maria Gemma Grillotti di Giacomo, responsabile scientifico 'Alimentazione nel mondo' dell'Universita' Campus bio-medico.
L'occasione e' stata il workshop 'Land grabbing, Water grabbing e Land concentration' organizzato dall'Associazione dei geografi italiani, Fidaf e Gecoagri-Landitaly insieme con l'ateneo romano per discutere di un fenomeno che esiste da molti anni, ma che e' cresciuto con lo scoppio della crisi finanziaria, riducendo alla fame migliaia di contadini del Sud del mondo.
"L'Onu lamenta l'assenza di controllo e di monitoraggio del land grabbing e anche l'Unione europea segnala l'esplosione della concentrazione aziendale", ha detto Grillotti. "L'estensione delle superfici proprieta' di una sola impresa possono raggiungere le centinaia di migliaia di ettari. Ci sono strumenti e tecnologie gia' perfezionate per riconoscere e monitorare questi fenomeni. C'e' uno sguardo geografico che e' capace di leggere queste movimentazioni non solo tramite le transazioni fondiarie, ma anche attraverso le immagini del paesaggio. Mi auguro che questo vuoto possa venire colmato".
Il land grabbing e' solo uno dei fenomeni che mettono a rischio i piccoli agricoltori e le comunita' locali, soprattutto nei Paesi piu' poveri. Water grabbing e concentrazione fondiaria sono altri due fenomeni messi sotto la lente nell'incontro.
Secondo Pierluigi De Felice, docente di Geografia dell'agricoltura e del mercato alimentare dell'Universita' Campus Bio-Medico di Roma, "La concentrazione fondiaria e' un fenomeno diverso dal land grabbing, ma gli effetti sono gli stessi". In un'intervista alla 'Dire', De Felipe ha sottolineato che "si sta creando un nuovo paesaggio agricolo dove scompaiono le piccole aziende, detentrici dell'agricoltura familiare di qualita', a favore delle grandi aziende che danno vita a una forma di agricoltura declinata verso la speculazione e non piu' attenta al paesaggio".
Al centro dell'intervento del professore, le implicazioni sociali ed economiche, anche per il nostro Paese, della crescente concentrazione delle proprieta' terriere in poche mani. "Con la concentrazione fondiaria stiamo perdendo la diversita' del paesaggio, sostituita da una monotonia dominata dalle monocolture" ha detto De Felice.
"In nome della speculazione finanziaria perdiamo in questo modo la diversita' e la ricchezza del nostro paesaggio. Questo e' l'esito della concentrazione fondiaria". Il professore ha inoltre ricordato che lo sviluppo del land grabbing sta delineando una nuova geografia del fenomeno, che coinvolge ora attivamente non solo i Paesi del Sud, ma anche quelli del Nord, con Paesi come la Cina che vanno a caccia di nuove terre anche nelle nazioni industrializzate.
(Red/ Dire)