Roma, 12 dic. - "Il governo dell'Iran ha dichiarato una guerra alle donne del Paese. Sono state indicate come le principali responsabili delle proteste che lo attraversano da settimane. Le autorita' hanno paura delle loro rivendicazioni e della loro forza e della possibilita' che possano inspirare tutto il resto della popolazione". A dirlo e' Azadeh Pourzand, attivista per i diritti umani e ricercatrice iraniana in esilio negli Stati Uniti.
Ospite di Amnesty International e Articolo 21 nella sede della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi), oggi a Roma, Pourzand parla delle proteste nel Paese islamico, iniziate il 15 novembre e della repressione che hanno scatenato.
Secondo la ricercatrice, anche presidente di una Fondazione intitolata al padre, Siamak Pourzand, storico attivista e giornalista iraniano, il governo ha paura delle donne "perche' in Iran il movimento femminista e' antico e resiliente e da anni porta avanti una battaglia pacifica che e' anche e soprattutto educativa".
In piazza pero' non ci sono solo le donne. In un'intervista con l'agenza Dire a margine del convegno di oggi, Pourzand sottolinea: "Le manifestazioni che si stanno verificando nel Paese sono molto piu' intense ed estese di quelle precedenti, hanno coinvolto numerose province". Per l'attivista, "la repressione e' stata caratterizzata da un uso della forza scioccante".
Secondo Amnesty International, nel corso dei disordini hanno perso la vita 208 persone, mentre sono oltre 7mila i dimostranti incarcerati. Durante l'incontro di oggi, che e' stato organizzato in occasione del 71esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, Pourzand ricorda i numerosi abusi a cui vanno incontro le persone fermate dalle forze dell'ordine- "Il governo ha annunciato che non ci sono limiti per le condanne che verranno inflitte e si e' parlato anche dell'impiccagione".
La ricercatrice denuncia che "una delle pratiche utilizzate dalle autorita' e' organizzare confessioni pubbliche, estrapolate con la forza, che vengono riprese dai media e utilizzate anche in sede di tribunale".
All'origine delle manifestazione che da quasi un mese preoccupano Teheran c'e' l'aumento dei costi del carburante, ma per Pourzad le ragioni sono molto piu' profonde. "Io credo - dice Pourzand - che il malcontento e la frustrazione espresse nella mobilitazione siano il segno che le persone hanno perso la speranza e la fiducia nella Repubblica islamica". Secondo l'attivista, la protesta "e' rivolta al sistema nella sua interezza, che non permette alle persone di vivere una vita degna e per questo spaventa cosi' tanto le autorita'".
(Red/ Dire)