Roma, 25 apr. - Sono sei i migranti che hanno perso la vita dopo l'attacco al centro di detenzione di Qasr Bin Gashir, a una ventina di chilometri a sud di Tripoli. Lo ha riferito Mustafa El-Mecei, un portavoce delle milizie che sostengono il Governo di Unita' nazionale all'agenzia turca 'Anadolu', puntando il dito contro le forze del generale Haftar.
Secondo El-Mecei, i feriti sarebbero 11. Anche il Consiglio di presidenza ha condannato con forza questo episodio: "L'area di Qaser Bin Ghashir e' considerata una regione pericolosa a causa delle operazioni militari che vi si svolgono li'", ha detto il portavoce Muhannad Younis, evidenziando che tale episodio equivale a "un crimine contro l'umanita' e a crimini di guerra", essendo "una grave violazione del diritto umanitario". Quindi, ha avvertito che le ostilita' in corso "ostacolano il lavoro dei soccorritori nonche' e le operazioni di trasferimento effettuate dalla Mezzaluna Rossa".
"Al momento la situazione e' molto grave e per ragioni di sicurezza non abbiamo accesso ai centri di detenzione che si trovano nelle aree degli scontri, tra cui quello di bin Gashir" riferisce all'agenzia Dire l'Organizzazione per le Migrazioni (Oim) in Libia. L'Oim Libia sul bilancio delle vittime e gli autori dell'attacco "non ha informazioni", proprio a causa dell'impossibilita' di accedere alla struttura per via dei combattimenti. Di norma "l'Oim visita i centri di detenzione, fornendo assistenza medico-sanitaria di base e trasferendo i casi piu' gravi in ospedale, in collaborazione con altre organizzazioni umanitarie presenti sul territorio. Piu' in generale, offriamo a queste persone programmi di ritorno volontario, per chi vuole tornare nel proprio Paese". Nella zona interessata dai combattimenti al momento "ci sono circa 3.600 migranti". Oim sta assistendo anche gli sfollati, oltre 30mila da quando le forze di Haftar hanno lanciato un attacco militare per conquistare la tripolitania.
(Red/ Dire)