Il punto degli esperti intervenuti al panel di 'Iabw' a Roma
Roma, 25 ott. - La diaspora africana in Europa investe in cooperazione allo sviluppo molto piu' dei governi e dei privati: questo quanto emerso dal panel 'La nuova cooperazione: quale sinergia creare tra diaspora, Ong e settore privato', nell'ambito della seconda e ultima giornata a Roma dell'Italia Africa Business Week.
Gli esperti hanno spiegato il punto citando l'esempio dei migranti senegalesi in Italia, che ogni anno inviano circa 300 milioni di euro in rimesse in Senegal. Secondo quanto stimato da alcuni, una parte di questi, tra i 5 e i 10 milioni, sono impiegati in interventi sociali diretti sul territorio, come la costruzione o il rinnovamento di strade, scuole e cosi' via. Un fenomeno che si registrerebbe in tutti i Paesi africani. I relatori hanno tenuto a sottolineare che pur non trattandosi di "grandi cifre", supererebbero comunque quanto investito in questo senso dalle istituzioni italiane e dal mondo dell'impresa.
Un fenomeno che si registra anche a livello europeo: "Le diaspore africane in Europa inviano all'Africa 70 miliardi all'anno: il doppio di quanto giunge dagli investimenti europei, che si aggirano intorno a 35 miliardi di euro", dice Marie Chantal Uwitonze, presidente dell'African Diaspora Network-Europe (Adne).
Karounga Camara, imprenditore senegalese e autore del libro 'L'emigrazione degli africani: osare il ritorno', e' intervenuto al dibattito con alcune osservazioni: "La cooperazione in Africa e' utile solo se collabora con le reti di africani, sia della diaspora in Italia che con quella di ritorno. Le ong in Africa fanno molto- ha aggiunto-, ma con risultati contrasanti.
Dovrebbero avere un approccio meno caritatevole e invece dediarsi alo sviluppo dell'imprenditorialita', che crea posti di lavoro e rimette cosi' in piedi le comunita'. Quando io ho creato la mia azienda, Senita Food, ha ottenuto know-how da un'azienda italiana", ha ricordato ancora l'imprenditore.
Le ong quindi secondo Camara, che ha trascorso vari anni in Italia prima di fare ritorno nel suo Paese, "forti dei loro valori e competenze, dovrebbero ad esempio fornire formazione ai giovani o incoraggiare progetti etici, come quelli relativi allo sfruttamento delle rinnovabili, oppure innovativi, nel digitale. È tempo di creare un solido legame tra settore privato in Europa ed Africa, ma mediato dalle ong" ha concluso.
(Alf/Dire)