Roma, 18 ott. - Abbandonare l'Africa degli stereotipi e, attraverso le Pmi italiane e le aziende afroitaliane della diaspora, cogliere le "enormi opportunita'" di collaborazione che "il continente dell'economia del futuro" offre all'Italia e per se stesso: questo quanto emerso dalla conferenza che ha aperto i lavori a Roma della seconda edizione dell'Africa Business week.
Lo Iabw "e' una piattaforma che parla di Italia e Africa, per proporre occasioni di investimenti e partnership integrate" ha detto il suo direttore esecutivo Cleophas Adrien Dioma, inaugurando questa due giorni di incontri tra esponenti delle istituzioni e dell'imprenditoria italiana e del continente a Sud. Ma secondo Dioma non si tratta solo di business: "qui facciamo anche cooperazione, perche' gli imprenditori africani della diaspora vogliono aiutare l'Italia a crescere, e cosi' si fa del bene anche ai loro Paesi di origine".
"L'Africa di oggi non e' piu' quella dieci anni fa" ha detto in un videomessaggio Emanuela Claudia Del Re, viceministro agli Affari esteri e della cooperazione internazionale, che ha fornito il patrocinio al primo appuntamento dello Iabw. Oltre al boom demografico e all'apertura di alcuni Paesi africani a nuovi settori dell'economia, Del Re ha ricordato che di recente in Africa e' stata lanciata un'area di libero scambio per abbattere dazi e barriere all'import-export, "a cui hanno aderito ben 55 Paesi". Quanto all'Italia, prosegue il viceministro, "la quota di investimenti diretti verso l'Africa supera gli 11.6 miliardi di dollari, promuovendoci tra i primi Paesi partner al mondo.
Tuttavia le esportazioni italiane verso il nord Africa si attestano al 2.8%, e all'1.2% nel resto del continente: dati quasi uguali a quelli di dieci anni fa. L'Africa presenta per le nostre imprese un potenziale enorme di crescita che ancora non abbiamo sfruttato".
In Africa, le imprese italiane che aiutano il fatturato a crescere sono soprattutto le grandi - come Eni o Iveco - ma tra le migliaia attive, ben il 97% risultano Pmi: il dato giunge da Carlo Robiglio, presidente Piccola industria e vicepresidente di Confindustria, secondo cui l'asso nella manica della piccola imprenditoria italiana e' costituito da "competenze e amore per il bello e ben fatto". Non solo: "Ai Paesi africani possiamo offrire quel modello cosi' radicato da noi, che vede l'azienda attore di comunita', capace di restituire al territorio cio' che ha ricevuto". Una dinamica da cui far discendere "crescita umana, culturale, e sviluppo di relazioni" nel territorio.
A insistere sul valore delle piccole e micro imprese e' anche Roberta Datteri, vicepresidente nazionale di Cna, la quale osserva anche gli ostacoli che queste imprese incontrano, qualora vogliano aprirsi all'Africa. Da un lato, la difficolta' a reperire informazioni sui mercati e i contesti locali, e ad instaurare relazioni. Dall'altro quelle relative all'accesso al credito, indispensabile ad avviare un percorso di internazionalizzazione, ma su cui il sistema italiano delle banche e degli istituti finanziari ancora non appare adeguatamente attrezzato. Per questo e' stata istituita la 'Cna World', un contenitore peensato per le aziende i cui imprenditori non sono di origine italiana: "Sono 12mila quelle extracomunitarie, di cui 2.500 africane- spiega Datteri all'agenzia 'Dire'- Proponiamo risposte e servizi a quegli imprenditori che, da un lato, sono fonte di ispirazione, dall'altro facilitano anche le nostre imprese ad accedere ai loro mercati di origine. A loro volta hanno necessita' concrete. Noi li mettiamo in contatto, per portare avanti insieme iniziative e progetti". Anche Datteri suggerisce di "abbandonare l'Africa degli stereotipi" e di guardare a quel continente "come al futuro dell'economia mondiale: in Africa il percorso di sviluppo e' ancora in atto. Si possono proporre esperienze gia' maturate in altri contesti economici, ma evitando gli errori e massimizzando invece le buone pratiche".
Dai partenariati non discende solo profitto, ma anche creazione di posti di lavoro, come ha detto alla 'Dire' Saida Neghza, presidente di Businessmed, organismo che riunisce 18mila imprese - pubbliche e private - di 22 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. "Creiamo partenariati in tutti i settori: agricoltura, turismo, energia, anche attraverso la collaborazione con l'Unione europea" ha aggiunto.
Infine, il ruolo dell'Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo - tra gli organismi che hanno dato a Iabw il proprio patrocinio. "L'Aics svolge un ruolo di facilitatore per le imprese italiane e africane" ha detto Leonardo Carmenati, direttore vicario dell'Agenzia. Il quale ha citato i molteplici progetti attualmente in corso: "In Mali, ad esempio, offriamo sostegno a 509 startup per i prossimi tre anni, mentre in Sudan stiamo finanziando un Mba (Master of Business Administration, ndr) per creare nuovi leader nell'imprenditoria".
(Alf/Dire)