Roma, 4 ott. - "Non esistono tante categorie di migranti, bensi' di problemi. Le cause piu' tipiche delle migrazioni sono cambiamenti climatici, poverta', guerre, violenze. Ma la storia di ogni singolo migrante non e' cosi' facilmente classificabile: la vita e' piu' complicata. Con 'Stop tratta' cerchiamo affrontare questo fenomeno, per evitare che i giovani cadano in mano ai trafficanti". Nico Lotta e' il presidente di Vis, Volontariato internazionale per lo Sviluppo, ong che dal 1986 sostiene le missioni salesiane nel mondo per promuovere l'educazione e la formazione in contesti difficili e al contempo sensibilizzare su temi di cittadinanza mondiale.
Partendo dal "sistema preventivo" di don Bosco, secondo cui si affronta un'emergenza dalle cause che la generano, attraverso Stop Tratta il Vis agisce nei Paesi di origine, transito e arrivo dei migranti. Da un'analisi preliminare su tre Paesi subsahariani e' emerso un significativo divario sul grado di consapevolezza dei giovani sui pericoli che emigrare comporta: otto ghanesi su dieci ad esempio non riterrebbero che la morte sia un rischio nel viaggio verso l'Europa, a fronte del 48 per cento dei senegalesi. "Queste differenze - spiega Lotta - dipendono dal contesto: se si abita in una zona isolata e disconnessa dalle notizie e' piu' e' facile diventare vittime di sfruttamento". Tuttavia, tiene a sottolineare il presidente del Vis, "alcuni ragazzi scelgono comunque di partire, tanto e' drammatica la situazione in cui vivono".
Gli operatori di Vis realizzano campagne e incontri informativi per fornire ai potenziali migranti tutte le informazioni utili ad assumere una decisione consapevole: "Raccontiamo la verita' attraverso radio, giornali, persino il teatro. Facciamo parlare le persone che hanno gia' subito queste esperienze. Il sostegno delle comunita' locali e' essenziale, come quello che ci danno in Ghana le 'Queen mother', le regine madri, autorita' tradizionali molto influenti che hanno aderito al nostro progetto".
Parallelamente, Vis offre anche attivita' di formazione professionale e incoraggia micro-imprese per aumentare le opportunita' di reddito.
Con il progetto 'Stop tratta', attivo in Senegal, Ghana, Etiopia, Eritrea, Mali, Liberia, Gambia e che presto potrebbe estendersi anche a Sierra Leone, Costa d'Avorio, Nigeria e Guinea, si tenta di contenere "un fenomeno complesso, che varia molto da Paese a paese, o all'interno dello stesso", e di cui l'Europa e' coinvolta sono in piccola parte. "In Ghana- dice Lotta- i flussi partono dalla zona montagnosa a nord, che sta diventendo sempre piu' arida per via dei cambiamenti climatici, verso le citta'. E non tutti scelgono di raggiungere l'Europa".
Chi arriva nei centri urbani dalla campagna pero' "incontra molte difficolta' a inserirsi, dato che ha sempre lavorato come agricoltore o allevatore". Quindi l'opzione puo' essere quella di trasferirsi in un'altra regione, o in un Paese vicino, in cui l'acqua e' ancora un bene disponibile.
Per chi migra, ribadisce Lotta, essere preda dello sfruttamento e' estremamente facile: "In citta' i giovani accettano lavori molto duri in cambio di paghe basse. Se riescono a racimolare i soldi per il viaggio, vengono sfruttati dai trafficanti varie volte durante il tragitto. Poi c'e' la Libia, terreno classico di sfruttamento". Il pensiero torna al reportage dello scorso anno della 'Cnn', che mostro' le immagini di persone tenute in catene pronte per essere vendute come schiave. "Chi riesce ad attraversare il mare e raggiungere l'Italia puo' finire in strutture in cui diventa occasione di arricchimento per qualcun altro" dice Lotta: "Pensiamo a 'Roma capitale'". Secondo il presidente di Vis, poi, esiste un altro rischio: "C'e' lo sfruttamento di chi descrive queste persone come nemici o minacce, ottenendo un vantaggio politico".
(Red/ Dire)