La Cedu si esprime sul caso di Mehmet Altan E Sahin Alpay
Roma, 22 mar. - La vicenda dei due giornalisti scagionati dalla Corte costituzionale turca ma incarcerati nuovamente da due tribunali di Istanbul e' giunta fino alla Corte europea dei diritti umani (Cedu), che in una nota punta il dito contro le istituzioni turche accusandole di "violazione alla liberta' personale e di espressione".
I tribunali di Istanbul hanno deciso di ignorare il verdetto della Corte costituzionale che a gennaio stabiliva la scarcerazione e la liberta' condizionale per Mehmet Altan e Sahin Alpay, entrambi arrestati per presunto coinvolgimento nel tentato colpo di Stato del luglio 2016. Una sentenza "chiara e non ambigua", evidenzia la Corte europea, che reputa dunque le decisioni dei giudici di Istanbul una "violazione ai principi fondamentali dello Stato di diritto e della certezza del diritto". Inoltre, per la Cedu non sussisterebbe "alcuna ragione per giungere a una conclusione diversa da quella stabilita dalla Corte costituzionale turca". Infine, il ritorno in cella - seppur in via provvisoria - dei due cronisti per la Cedu "e' una misura grave che non puo' essere considerata una ingerenza necessaria e proporzionale in una societa' democratica".
Il principio "dell'ingerenza necessaria" nella stampa da parte dello Stato e' previsto dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, ma limitatamente a casi di violazione della reputazione altrui, al divieto di divulgazione delle informazioni confidenziali, alla salvaguardia della sicurezza nazionale, alla prevenzione dei reati e alla tutela dell'autorita' del potere giudiziario.
Mehmet Altan, 65 anni, e' stato condannato all'ergastolo con il fratello Ahmet il 17 febbraio scorso con l'accusa di aver tentato di "rovesciare l'ordine costituzionale".
Quanto a Sahin Alpay, 73 anni, nota firma del quotidiano 'Zaman', e' stato arrestato per via di due articoli che farebbero "apologia" dell'organizzazione del predicatore Fetullah Gulen, ritenuto da Ankara l'ispiratore del golpe. Rimesso in liberta' venerdi' scorso, e' stato comunque costretto dalla magistratura ai domiciliari.
(Red/ Dire)