Il presidente rocca presenta alla 'dire' il progetto 'rfl'
Roma, 17 mag. - "Non solo le guerre, ma anche le migrazioni dividono le famiglie. Grazie al progetto 'Restoring Family Links' (Rfl) sfruttiamo le competenze e i contatti sviluppati in decenni di attivita' di Croce rossa e Mezza Luna Rossa nei teatri di conflitto, e attraverso lo staff presente in 190 Paesi del mondo, seguiamo il filo di quei familiari internati, detenuti, emigrati - pensiamo a quante partenze hanno provocato le guerre in Siria, Iraq o nel continente africano - per provare a riannodarli". A parlare con l'agenzia 'Dire' e' Francesco Rocca, presidente della Federazione internazionale delle societa' di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.
L'intervista segue la presentazione stamani a Roma del graphic novel 'Mediterraneo', un'opera - realizzata da Sergio Nazzaro e Luca Ferrara per Round Robin Editrice - che racconta le tante morti in mare. Un'opera realizzata in collaborazione con Croce Rossa Italia, e un'occasione per Rocca per ricordare il progetto 'Restoring Family links' (Rfl), della Croce rossa internazionale: chi parte, scappando da conflitti e poverta', si lascia alle spalle i propri cari che spesso, a loro volta, sono costretti ad andarsene. Tanti i nuclei familiari divisi, i legami spezzati: la distanza e le circostanze spesso lasciano le famiglie all'oscuro del destino di chi e' partito.
A tentare di dare una risposta prova appunto 'Rfl', a partire dalle segnalazioni delle persone che consegnano allo staff dell'organizzazione foto, nomi, date, storie. Sono 530 le richieste ottenute nel 2017, e 160 nei primi mesi del 2018.
Numeri all'apparenza bassi, ma che hanno una spiegazione: "Spesso le persone, soprattutto se vivono in Paesi in guerra, hanno paura a chiederci aiuto", spiega alla 'Dire' un responsabile di Croce Rossa Italia. "Un esempio sono gli eritrei. A volte invece capita che le famiglie di chi emigra, pronte ad attendere mesi, forse anni, prima di ricevere notizie da chi e' partito, non si rendano conto che il loro parente ha perso la vita durante il viaggio".
Significativo allora il protocollo siglato a inizio mese dalla Croce Rossa con la Procura di Catania, che implementa il mandato di 'Rfl' per l'identificazione delle salme dei migranti recuperate in mare. Una collaborazione che si aggiunge a quella gia' stretta tra il Comitato Cri con Comune, Prefettura e Carcere etneo di Piazza Lanza, dove sono rinchiusi anche tanti stranieri.
"Per ragioni di sicurezza, i detenuti possono ricevere chiamate solo da numeri fissi" dice Rocca. "La Croce rossa mette quindi a disposizione i propri telefoni per permettere ai familiari dei detenuti nei Paesi d'origine di parlare con chi sta dietro le sbarre. Molte famiglie vivono nell'angoscia, poiche' non avendo piu' notizie dei loro cari li danno per morti". Ma a volte basta un numero di telefono per ridare speranza a chi vive "drammi enormi".
(Red/ Dire)