La Gara: Studenti italiani e africani per l'educazione alimentare
Roma, 14 giu. - Qualita' del cibo, conservazione degli alimenti e anche, in una prospettiva di scambio e arricchimento reciproco, educazione alimentare: sono gli ambiti di intervento di progetti sostenuti in Tanzania, in alleanza con atenei locali, dall'Universita' Campus Bio-Medico di Roma.
A parlarne con l'agenzia 'Dire' e' Laura La Gara, presidente del corso di laurea in Scienze dell'alimentazione e della nutrizione umana e animatrice delle iniziative, giunte al secondo anno.
"Sono progetti sviluppati dai nostri studenti con le universita' africane" spiega la professoressa: "Un valore aggiunto di per se', perche' aiuta i giovani italiani a capire le molteplicita' e le differenze delle situazioni in Africa, dove ci sono zone molto povere e altre dove anche la qualificazione culturale inizia a essere interessante ed elevata".
Gli interventi sono condotti in sinergia con la Saint Joseph University, con l'autorizzazione del governo di Dodoma e il sostegno del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea) e dell'Universita' di Parma.
L'obiettivo, nella zona di Mvimwa, una delle piu' povere della Tanzania, e' raggiungere circa 20mila persone.
"Al Campus abbiamo le facolta' di medicina e di ingegneria e come specializzazioni 'science' e 'human nutrition'" spiega La Gara: "Naturale partire da qui, tenendo come riferimento non solo la quantita' di cibo per tutti ma anche la sua qualita'".
A confermarlo le differenti tipologie e finalita' dei progetti. Da un lato, c'e' il monitoraggio della contaminazione delle acque e dei bisogni di approvvigionamento delle comunita', si tratti di pozzi o di qualita' delle forniture idriche. Da un altro, c'e' il contrasto alla malnutrizione infantile, anche condividendo con il personale sanitario locale parametri nuovi, che vanno al di la' della semplice misurazione del peso dei bambini.
"Con il Crea - sottolinea La Gara - stiamo studiando una formulazione, che chiamiamo 'pappa di Parma', a base di alimenti tipici della zona per permettere di aumentare il livello nutrizionale del cibo somministrato ai bambini".
Un altro ambito di lavoro riguarda la conservazione. "In Tanzania abbiamo trovato una situazione paradossale" dice la professoressa: "C'e' molta produzione ma non c'e' la capacita' di conservarla. Si ricorre cosi' alla conservazione sotto sale, con ripercussioni sulla salute e un'incidenza dell'ipertensione molto elevata".
Una tendenza, questa, che spinge a cercare soluzioni nuove.
"Il Crea ha brevettato un essiccatore di alimenti a pannelli solari e formato tecnici per il suo utilizzo" spiega La Gara: "Con la papaya e la frutta in genere e' molto utile, perche' garantisce la disponibilita' di scorte in tutte le stagioni".
(Red/ Dire)