Inchiesta di 'Le Monde' sulla sede dell'Unione ad Addis Abeba
Roma, 1 feb. - Prima il "dono", segno di alleanza e amicizia, poi lo spionaggio: e' lo schema, smentito da piu' parti, ma non abbastanza da eliminare del tutto i sospetti, che la Cina avrebbe utilizzato con la costruzione del grattacielo di 20 piani sede dell'Unione Africana ad Addis Abeba.
L'inchiesta, e le accuse, sono firmate 'Le Monde'. Secondo il quotidiano francese, i tecnici di Pechino avrebbero predisposto un sistema informatico che avrebbe permesso di trasferire i dati dei computer utilizzati nel grattacielo a server a Shanghai. Lo spionaggio sarebbe stato scoperto un anno fa, a partire da picchi nell'uso di dati tra la mezzanotte e le due: dinamica in apparenza inspiegabile perche' in quelle ore l'edificio e' vuoto.
Secondo l'ambasciatore cinese presso l'Unione Africana, Kuang Weilin, le accuse sono "assurde". Pechino, questa la tesi del diplomatico, non sarebbe solo interessata a realizzare profitti in Africa ma si ispirerebbe a principi di partenariato e pari dignita'. A smentire e' stato anche Hailemariam Desalegn, primo ministro dell'Etiopia, il Paese che ospita la sede dell'Unione, accusato pero' a sua volta dell'uso di spyware israeliani per monitorare gli oppositori.
(Red/ Dire)