Crisi umanitaria a centro colloquio con presidente turco Erdogan
(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 7 set. - "Facciamo del nostro meglio per proteggere i rohingya e tutta la popolazione birmana, basta alle fake news che fanno il gioco dei terroristi". Questo il nocciolo del discorso di Aung San Suu Kyi al presidente della Turchia Racep Tayyip Erdogan, che ha telefonato alla consigliera di Stato gia' Premio Nobel per la pace per informarsi delle violenze nello Stato di Rakhine, dove si concentra la minoranza etnica dei rohingya.
San Suu Kyi, leader de facto di un governo che rimane silente di fronte ai bombardamenti dell'esercito contro i villaggi rohingya dei giorni scorsi, e' oggetto di dure critiche da parte della comunita' internazionale, ma il solo governo che abbia preso fermamente posizione contro tale situazione e' stato quello turco. Al capo di Stato anatolico la leader birmana ha quindi assicurato che il governo sta lavorando per "proteggere nel miglior modo possibile" la popolazione rohingya, e che fara' del suo meglio per "fermare il diffondersi del terrorismo" nella regione.
"Noi conosciamo molto bene, piu' di tutti, cosa significa essere privati dei diritti umani e delle garanzie democratiche" ha detto la leader birmana. "Quindi assicuriamo che i diritti di tutta la popolazione del nostro Paese sono tutelati, cosi' come e' garantita loro protezione non solo politica, ma anche da un punto di vista sociale e umanitario".
Quindi, riferendosi ad alcune foto diffuse dal primo ministro turco tramite Twitter - a testimonianza delle sofferenze dei profughi rohingya - Suu Kyi ha parlato delle numerose "fake news" che circolano sulla vicenda: "Si tratta semplicemente della punta di un enorme iceberg di disinformazione, messa in atto per creare molti problemi tra le diverse comunita' e con l'obiettivo di fare gli interessi dei terroristi". La Premio Nobel per la pace si riferisce ai combattenti dell'Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa), un gruppo armato responsabile di attacchi contro le forze dell'ordine nel Rakhine.
Una nuova stima dell'Onu indica in 127mila i musulmani rohingya costretti a lasciare le proprie cose per via delle violenze, e diretti verso il vicino Bangladesh.
L'intervenuto anche del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, il quale ha chiesto con forza al governo birmano che compia i passi legali necessari per concedere uno statuto legale ai rohingya. A queste persone infatti non e' riconosciuta la cittadinanza, poiche' considerati immigrati irregolari dal vicino Bangladesh ma, come confermano molti attivisti per i diritti umani, i rohingya sono storicamente insediati nel Myanmar cosi' come le altre circa cento minoranze etniche di questo Paese.
(Red/ Dire)