(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 26 ott. - Le autorita' del Kurdistan iracheno si sono dette pronte stamani a congelare il risultato del referendum di un mese fa, che avrebbe sancito il 'si'' della maggioranza della popolazione all'ipotesi indipendentista. La mossa servirebbe a uscire dal vicolo cieco politico ed economico a cui il governo di Baghdad le ha costrette.
Dal governo centrale, come spiegano le fonti internazionali, non e' giunta per il momento ancora nessuna reazione. Il governo di Haider Al-Abadi infatti non e' rimasto a guardare: dopo settimane di braccio di ferro, giorni fa ha inviato l'esercito iracheno verso Kirkuk per riassumere il controllo su una base militare e due pozzi petroliferi finiti sotto il controllo curdo a partire dal 2014, quando cioe' e' iniziata la battaglia con il gruppo armato Stato islamico.
Kirkuk non e' una regione compresa nel Kurdistan, eppure Erbil la reclama da tempo in quanto abitata in larga parte da curdi. Ma i pozzi ripresi da Baghdad da soli garantivano il 40 per cento delle esportazioni di greggio del Kurdistan. La crisi economica che sta dunque colpendo duramente la regione ha probabilmente persuaso Erbil a rivedere le proprie scelte. Il tentativo di dare applicazione all'esito referendario e' stato peraltro osteggiato con forza anche da Turchia e Iran, Paesi a loro volta alle prese con l'irredentismo curdo dai tempi della Prima guerra mondiale.
(Red/ Dire)