Africa, voci dal festival della diplomazia: investire in sviluppo
Gli esperti: Il continente cambia, l'Italia e l'Ue rispondano
(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 26 ott. - Il volto dell'Africa sta cambiando e con esso anche l'azione politica dell'Unione europea e dell'Italia, che hanno risposto con strumenti precisi alla richiesta di quei Paesi di mettere da parte l'import-export e di rafforzare gli investimenti stranieri per spostare la produzione in loco: da un lato l'European Investment Plan da 4,2 mili-ardi di euro, dall'altro un bando di cooperazione rivolto alle aziende italiane per le imprese africane. Lo hanno spiegato i relatori intervenuti questo pomeriggio al panel 'Investment in Africa', organizzato a Roma nell'ambito del Festival della diplomazia.
L'Africa e' un continente sempre piu' popolato da giovani, che avrebbe bisogno di 18 milioni di nuovi posti di lavoro all'anno. Per questo l'Unione Europea a fine settembre ha adottato l'European Investment Plan, che non solo prevede un finanziamento di 4,2 miliardi di euro, ma pone come garanzia il bilancio Ue, andando a compensare i rischi che le societa' assicurative generalmente non coprono. A spiegarlo e' Stefano Manservisi, direttore generale Devco (International Cooperation Development - European Commission), che aggiunge: "Il nostro obiettivo e' sostenere lo sviluppo dei Paesi incoraggiando gli investimenti in settori chiave come la produzione di energie rinnovabili o la digitalizzazione".
Sulla stessa linea anche l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) che col primo bando rivolto alle aziende italiane ha promosso il privato a "proponitore di programmi di sviluppo rivolti a Pmi e start up locali", spiega la sue direttrice, Laura Frigenti, che aggiunge: "Attendiamo a breve i risultati, stiamo ricevendo tantissime proposte. Lo consideriamo un progetto pilota che prevedra' maggiori risorse per il prossimo anno". L'obiettivo "e' sostenere la classe media, intesa non solo come gruppo di consumatori ma anche persone in grado di chiedere riforme sociali, una governance migliore e equita' nella suddivisione delle risorse".
L'attenzione al nodo dell'occupazione - intesa come chiave di benessere e freno ai flussi migratori - giunge anche dall'Unione Africana e dai Paesi piu' forti, come Kenya e Sudafrica: lo conferma l'ambasciatore italiano in Etiopia Giuseppe Mistretta, ora direttore dell'Ufficio per l'internazionalizzazione.
"L'Africa cerca investimenti: se l'import-export e' forte - con un volume di scambi di 11 miliardi da e verso l'area subsahariana, e 11,6 in investimenti diretti delle nostre aziende - e' anche vero che vorrebbero che la produzione avvenga in loco", dice il diplomatico. Convinto che la cooperazione italiana sia cambiata: "Non piu assistenzialita' ai servizi basici ma all'occupazione e all'impresa locale, come dimostra anche il fatto che gli uffici Ice sono passati da uno a cinque. Le ambasciate, con relative sezioni commerciali, sono 21, ben due aperte di recente in Niger e Guinea Conakry". Quindi l'invito: "Non sono muri che dobbiamo costruire ma ponti che vadano in ambo le direzioni, con sentieri regolari per l'immigrazione".
(Red/ Dire)
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