(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 5 ott. - "I cristiani che sono rientrati nella Piana di Ninive, sia nei villaggi controllati dai curdi che in quelli controllati dal Governo centrale di Baghdad, seguono con grande preoccupazione le vicende legate al referendum del 25 settembre per l'indipendenza del Kurdistan. Preoccupazione gia' esistente prima del voto e a maggior ragione adesso che le urne hanno sancito l'indipendenza". Cosi' padre Paolo Mekko, sacerdote caldeo della diocesi di Mosul, descrive al SIR le reazioni dei cristiani alla consultazione referendaria in Kurdistan.
"La paura piu' grande- afferma il sacerdote rientrato nella Piana di Ninive dopo essere stato a lungo a Erbil per assistere i cristiani sfuggiti allo Stato islamico- e' che le tensioni che ci sono tra Erbil e Baghdad possano sfociare in un'altra guerra e che l'Iraq diventi sempre piu' diviso, povero e insicuro". Un nuovo conflitto che troverebbe nella Piana di Ninive, oggi controllata in parte dagli iracheni e in parte dai curdi (come le zone di Alqosh e Teleskuf), un facile terreno di scontro che, spiega il sacerdote caldeo, "avrebbe conseguenze devastanti sul ritorno dei cristiani nei loro villaggi liberati dopo l'occupazione dell'Isis durata oltre tre anni".
Ad essere preoccupati per possibili scontri sono "anche i cristiani che vivono a Kirkuk e in altre zone contese" tra curdi e governo centrale, aggiunge padre Paolo Mekko. Come a dire che "la divisione che l'indipendenza potrebbe innescare rischia di coinvolgere, al suo interno, la stessa minoranza cristiana sparsa tra Mosul, Baghdad, Erbil, Kirkuk, Ninive e altre zone del Paese.
A questo rischio guardano anche i vescovi delle Chiese cristiane presenti in Kurdistan, tra cui Bashar Warda (arcivescovo caldeo di Erbil), Nicodemus Daoud Sharaf (arcivescovo siro ortodosso di Mosul), Timotheus Musa al Shamani (vescovo siro ortodosso del monastero di Mar Matti) e Rabban al Qas (vescovo caldeo di Zakho e Amadya), che hanno diffuso una nota in cui ribadiscono che lo scontro tra governo di Baghdad e governo regionale di Erbil va risolto internamente e non va "internazionalizzato" e che "i cristiani devono evitare di farsi utilizzare nei conflitti, anche perche' la loro condizione di obiettiva vulnerabilita' continua a rendere incerto il loro futuro e la possibilita' stessa di continuare a vivere nelle proprie terre d'origine".
Da qui l'esplicita richiesta che l'unita' territoriale della Piana di Ninive sia preservata anche in futuro, evitando che lo scontro tra il governo di Baghdad e quello di Erbil provochi il suo frazionamento.
(Red/ Dire)