(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 30 nov. - Prima del vertice politico tra l'Unione Africana e l'Unione Europea di mercoledi' e giovedi', Abidjan accoglie un summit economico per rilanciare i temi degli investimenti in ambiti chiave per le aziende e i governi di entrambi i blocchi. Ma contemporaneamente a questo incontro se ne svolge un altro quasi identico a Marrakesh: il China-Africa Investment Forum dal titolo 'Aprire un nuovo capitolo del partenariato economico sino-africano'.
Come riferisce l'ambasciata del Marocco in Italia sul suo sito web "questa edizione, che vedra' la partecipazione di oltre 400 responsabili economici cinesi e africani di alto livello, analizzera' le condizioni necessarie affinche' il partenariato economico sino-africano raggiunga il suo pieno potenziale".
Se l'Europa cerca quindi di rafforzare la sua presenza in uno dei mercati piu' dinamici del mondo, come valutano vari quotidiani internazionali potrebbe arrivare troppo tardi, poiche' la competizione con la Cina sarebbe ormai un ostacolo troppo grande. Pechino e le aziende cinesi sono risultate il primo investitore assoluto in Africa nel 2016, poiche' hanno raggiunto - secondo dati Ocse, African Development Bank (Adb) e Onu - la cifra record dei 30 miliardi di dollari. Sarebbero poi circa 10mila gli operatori economici cinesi gia' presenti nel continente africano.
L'Ue ad ogni modo ad Abidjan tentera' di trovare un suo spazio a partire da agribusiness, infrastrutture, rinnovabili e digital economy. Tutti ambiti fondamentali per lo sviluppo di un continente che entro il 2050 vedra' la propria popolazione raddoppiare, portando i consumi interni a toccare i quattro triliardi di dollari entro il 2025. Le diplomazie europee - convinte che le loro aziende posseggano un buon know-how - ne hanno gia' discusso coi partner africani nell'incontro preparatorio di Bruxelles della scorsa settimana, durante il quale e' stata confermata la previsione di investimenti per 44 miliardi per rinnovare l'alleanza. Di questi pero', solo 3 sono pronti all'uso: circa il 10 per cento di quanti la Cina ne ha garantiti nei 12 mesi dello scorso anno.
(Red/ Dire)