Contro degrado e droga a sidi moumen nasce un centro culturale
(DIRE - Notiziario settimanale Esteri) Roma, 23 nov. - Sidi Moumen e' un quartiere degradato di Casablanca. Il fatto che gran parte dei 14 attentatori del 2003 era cresciuta qui lo ha reso ancora piu' malvisto: con le loro bombe, quei giovani causarono oltre 40 morti. Ma oggi, un edificio ha ridato speranza ai ragazzi che lo abitano, aiutando anche a risanare una ferita vecchia e profonda.
Nel 2013 il regista franco-marocchino Nabil Ayouch e lo scrittore di Marrakesh Mahi Binebine hanno aperto Les Etoiles ('le stelle', in italiano), un centro culturale in cui i giovani possono frequentare corsi di canto e strumenti musicali, laboratori di teatro e pittura, o allestire mostre fotografiche. Tra i suoi corridoi - come racconta il quotidiano francese 'Liberation' - si incontrano bambini di sette od otto anni, oppure ragazze sia velate che non.
Il progetto e' stato lanciato dal regista Nabil Ayouch. Che all'indomani della strage del maggio 2003 decide di tornare a Sidi Moumen, "terrorizzato all'idea che dei ragazzini che conoscevo avessero potuto fare una cosa del genere".
Intervistando le persone, comprende pero' "che le vittime erano da entrambe le parti". Dai suoi filmati nasce un film, 'Les Chevaux de Dieu' ('I capelli di Dio'), che ricalca anche il romanzo di Mahi Binebine 'Les Etoiles de Sidi Moumen' ('Le stelle di Sidi Moumen'), da cui prendera' il nome il centro culturale. Alla proiezione i due artisti invitano i genitori delle vittime e dei "carnefici": l'incontro e' commovente. Da li', l'idea di creare un polo culturale nel quartiere "marchiato" a fuoco dall'attentato.
Cosi', i ragazzi ora hanno un luogo in cui coltivare i propri sogni e sentirsi liberi: "Prima non avevo amici, perche' tutti passavano la giornata a drogarsi. Tutto girava intorno alla droga", racconta Meriem, il capo avvolto da un velo colorato e le Nike rosa fluo ai piedi". Lei, come tanti coetanei, passa piu' tempo qui che a casa: "Quando canto mi sento forte come un uomo. Mio padre non sa che mi piace il rap: se lo sapesse, mi vieterebbe di venire qui a cantare".
(Red/ Dire)